Gn 9, 8-15; 1 Pt 3, 18.22; Mc 1, 12-15
“Fu condotto dallo Spirito nel deserto e vi rimase quaranta giorni” (Mt 4, 1), non per lui, ma è stato il suo digiuno e la sua preghiera per noi.
Dobbiamo vedere un grande aiuto, che il Signore ci ha dato, la sua preghiera per noi, è un grande esempio. Abbiamo bisogno di confidare sempre di più, soprattutto per le nostre tentazioni e le nostre cadute, per le nostre miserie e per le nostre incertezze, abbiamo bisogno della preghiera di Gesù, perché la sua preghiera non è cessata: è il Vivente nei secoli, è il Vivente davanti al Padre e intercede per noi.
Se ci sentissimo privi di questa preghiera, sarebbe l’angoscia di una impossibile via di salvezza. Con lui noi possiamo tutto. Gesù è il nostro Salvatore e ci ha salvato con la sua Parola, con la sua preghiera e con il suo sacrificio. E vuole che anche noi, in questi quaranta giorni, impieghiamo meglio il nostro tempo e sentiamo l’importanza di dare lo spazio alla preghiera, di dare il silenzio per la preghiera, di dare la priorità alle cose dello Spirito, se ci lasciamo troppo coinvolgere dalle cose materiali e dalla loro preoccupazione.
Dobbiamo da Gesù imparare a pregare, perché è la scienza più grande da comprendere e nella quale progredire. Abbiamo necessità di pregare bene; quindi pregare con lui e con lui presentarci alla Santissima Trinità e dare un soffio soprannaturale alla nostra vita, vivendo da figli di Dio, da membra del Corpo Mistico, da tempio dello Spirito Santo. Abbiamo dunque una preghiera che non resta un fatto isolato, ma rende viva e operante tutta la nostra azione. Essere con lui, perché è proprio così la nostra vera crescita, il nostro vero progresso, è proprio qui il nostro riuscire. Troppe volte le nostre giornate ci risultano vuote, caotiche, senza una forza e senza un grande valore.
Ecco la preghiera! Imparare a pregare vuol dire unire noi stessi alla volontà di Dio, vuol dire progredire giorno per giorno nella docilità alla volontà di Dio, nel saper dominare noi stessi, è la penitenza: mortificare le nostre passioni, mortificare le nostre voglie, drizzare le nostre intenzioni.
Abbiamo bisogno di sentire che la penitenza ci è veramente necessaria, perché nella penitenza ci liberiamo da un peso, dice la Scrittura: “Ci liberiamo dall’uomo vecchio per fare un uomo nuovo, quello che è creato secondo Dio” (Rm 6, 6).
La preghiera diventa allora la forza che ci educa, ci indirizza, che ci dà il gusto delle cose buone. Abbiamo troppe volte guastato il nostro palato, per cui ci piacciono le cose cattive e ci disgustano le cose buone, le cose sante. E la pigrizia troppe volte prende il comando, ci sa fatica fare il bene, non ci sa fatica indulgere al male.
Oh, come dobbiamo chiedere al Signore una Quaresima che, nella preghiera, costruisca proprio una nuova creatura in noi, un capire secondo Dio, un volere, un operare, per essere una comunità veramente evangelica, perché sono le parole del Signore: “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15). Abbiamo tutti bisogno di conversione, abbiamo bisogno di ascoltare lui, la sua buona novella, abbiamo bisogno di porci con umiltà in lui, con la gioia delle cose sante, delle cose degne, delle cose belle.
CODICE | 85BPQ01340N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 24/02/1985 |
OCCASIONE | Quaresimale, I Domenica Tempo Quaresima - Anno B - |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Imparare a pregare |
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