Is 11, 1-10; Rm 15, 4-9; Mt 3, 1-12
Ascoltiamo le parole di Giovanni Battista; vediamolo tra di noi, che ci ripete: “Convertitevi”. Ascoltiamolo fino in fondo all’anima, perché è una parola che è risuonata troppe volte a vuoto, troppe volte! Si applicano a noi le altre parole: “Voce di uno che grida nel deserto” (* Mt 3, 3); una voce a vuoto! Non c’è nessuno che la ascolta e, abituati così ad ascoltare le parole più severe, rischiamo che nulla ci impressioni più e che, quando parliamo di conversione, non pensiamo a noi stessi, ma pensiamo agli altri. E a noi stessi non applichiamo questa esortazione così urgente e così forte.
Cosa vuol dire convertirsi? Vuol dire cambiare, cambiare la nostra mentalità, cambiare il nostro modo di parlare e di agire; vuol dire sentire viva e forte una realtà: che, se non ci assomigliamo a Cristo, la nostra vita è vuota e vana. Tra la folla che accorreva al Giordano, non tutti erano disposti a convertirsi. C’erano dei falsi, c’erano persone ipocrite che venivano non per dare meglio la propria vita al Signore, ma per censurare e criticare e trovare motivo di accusa. Di qui le parole del Battista: “Razza di vipere!” (* Mt 3, 7). Le false conversioni muovono a sdegno. Noi sappiamo che Dio è ricco di misericordia e ce lo ha ricordato il Papa nella recente enciclica. Il Papa ci dice che l’uomo non è solo; pur essendo peccatore, pur avendo tanti titoli all’ira, può alzare gli occhi al cielo e riconoscere Dio, sempre pronto ad accoglierlo, ad accoglierlo se pentito, ad accoglierlo se vuole veramente mettersi a disposizione dell’amore di Dio e dell’amore dei fratelli.
È proprio qui che allora misuriamo la nostra vera conversione, quella vera conversione di cui parla Isaia nella prima Lettura, la conversione di tutta la Chiesa, la pace che viene proprio di qui, dall’essere con Dio, dall’essere in Dio.
“Non agiranno più iniquamente: la saggezza del Signore riempirà il paese” (* Is 11, 9). Ognuno di noi deve cessare dai suoi vizi, deve combattere i suoi difetti per mettersi, insieme con gli altri, in un clima messianico di pace.
E san Paolo nella seconda Lettura sottolinea come Gesù è il Salvatore. Gesù ci ha manifestato il Dio della perseveranza e della consolazione, per cui, gli uni verso gli altri, quali sentimenti dobbiamo avere? Gli stessi di Gesù: ci dobbiamo accogliere gli uni gli altri come Cristo ci ha accolto.
Ecco, il segno della nostra conversione sta proprio nell’accogliere il vero amore, il vero amore nell’ubbidienza a Dio e alle leggi che ci ha dato, nell’amore verso il prossimo.
Che cosa ci resta allora da fare, per far sì che questo Avvento sia un Avvento di conversione, per cui ognuno di noi si ritrovi diverso, più forte, più deciso nel Natale del Signore? Ognuno di noi si impegni allora a realizzarsi di più nell’amore, ad essere più attento e più docile all’ispirazione dello Spirito Santo, a sapere accogliere gli altri come Cristo: “Amatevi come io vi ho amati” (* Gv 14, 34). una parola che è risuonata troppe volte a vuoto troppe volte! "grazia a tutta la grazia alla nostra società nel mondo.
CODICE | 80N6O01311N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 07/12/1980 |
OCCASIONE | Omelia, II Domenica Tempo di Avvento – Anno A |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Conversione |
© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAP | CREDITS