Is 40, 1-5. 9-11; 2 Pt 3, 8-14; Mc 1, 1-8
“Inizio del Vangelo” (Mc 1, 1) e l’inizio sta proprio qui, in una decisione, perché la Buona Novella domanda una risposta. La Buona Novella, che ci viene e ci viene con forza e ci viene con gaudio, sta che Dio ci ama, ci ama e per questo ha mandato il suo Figlio. Dio ci ama. Dobbiamo meditare a lungo, dobbiamo meditare sempre su questa parola: Dio ci ama. Tutto ne è una conseguenza. Dio ci ama e per questo vuole da noi la risposta, il sì di conversione. Proprio perché ci ama non ci vuole preda delle nostre passioni e dei nostri peccati. Non ci vuole malati, non ci vuole fiacchi e deboli. Dio è Padre e vuole la nostra vivacità spirituale pronta e piena. Dio è Padre e non vuole che noi intristiamo la nostra vita in un seguito di mediocrità e di peccato. Dio ci vuole veramente suoi, perché in questo sta la nostra felicità.
Si stacca netta e forte la figura di Giovanni Battista, è la figura che domina il Tempo di Avvento e Giovanni Battista, nella sua vita penitente e umile, ci indica sempre Gesù. Giovanni Battista vuole condurci a Gesù e dirci: - Ecco come potete dir di sì al Padre, come potete piacergli: accogliete Gesù, accoglietelo nell’intimo dell’anima vostra. Accogliete Gesù, imitando Gesù, vivendo delle parole di Gesù, proseguendo il suo cammino, perché Lui “battezza con lo Spirito Santo” (Mc 1, 8).
Sì, perché il suo dono è trasformante e l’anima nostra diviene così un’anima piena di cose belle e di cose sante, perché accoglie in sé la vita stessa di Gesù. In concreto, il richiamo di questa domenica ci porta a un nuovo dinamismo spirituale, a una nuova tensione, a una nuova decisione. Perchè troppe volte noi indugiamo e perciò in questo indugio la tentazione lavora, ci fermiamo, oscilliamo, manchiamo di forza e di decisione. Raddrizzate le vie del Signore, camminate per un cammino corto, camminate svelti, donatevi al Signore.
È su questa parola che vorrei attirare la vostra attenzione: donarsi al Signore. Un dono è privarsi di qualche cosa, è consegnare a un altro quello che si ha.
Che cosa abbiamo di nostro? Soprattutto abbiamo la nostra volontà, abbiamo il gusto e la scelta delle cose. Donarci a Dio vuol dire consegnare a Lui la nostra volontà, legare la nostra libertà, legarla e renderla sommamente efficace. La nostra libertà deve essere data a Dio e non possiamo mai essere così pienamente liberi, come consegnarci all’amore di Gesù. Ognuno di noi in questo Avvento deve preparare il suo dono, il dono che come un fiore votivo poserà davanti al presepio, il dono allora di una volontà che non vuole essere più oscillante, più fiacca, più indecisa, vuole essere una volontà consegnata e donata, perché il Signore faccia di noi quello che vuole.
Qui sta la nostra consolazione, la consolazione alla quale si richiama la Prima Lettura: “Consolate, consolate il mio popolo” (Is 40, 1). La nostra consolazione è avere Dio in tutta la nostra vita, è lavorare perché Dio venga in tutte le anime, perché Dio venga nella nostra povera e travagliata società, perché solo così si avrà la vera pace. “Gridatele” – continua il profeta – “gridatele”, a Gerusalemme, al popolo “che è finita la sua schiavitù” (Is 40, 2). Servire Dio è libertà, cadere nel peccato è schiavitù. Desideriamo questa vera libertà, desideriamo che il Regno di Dio venga in tutte le anime e si verificherà il Natale più splendido!
“Sali su un monte alto, … alza la voce con forza” (Is 40, 9). Dice il profeta che non dobbiamo temere. Sì, il Regno di Dio va proclamato, ma va proclamato soprattutto con la nostra vita, con la nostra coerenza, con il nostro generoso e continuo servizio.
CODICE | 81N5O01311N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 6/12/1981 |
OCCASIONE | Omelia, II Domenica Tempo di Avvento - Anno B |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La Buona Novella: Dio ci ama – La nostra risposta: donarci al Signore |
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