07/12/1975 - Omelia II Domenica Avv ore 6.30 e ore 8.15

Sant'Ilario d'Enza, 07/12/1975
Omelia, II Domenica Tempo Avvento -Anno B- Messa ore 6, 30 e 8, 30

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Is 40, 1-5. 9-11; 2 Pt 3, 8-14; Mc 1, 1-8

MESSA ORE 6, 30

Siamo nel cuore dell’Avvento e si presenta davanti a noi, austera e forte, la figura di Giovanni Battista; si presenta e ci ripete la sua parola: “Preparate la strada del Signore, raddrizzare i suoi sentieri” (Mt 3, 3). Si presenta allora per ricordarci come ognuno di noi deve rinnovarsi profondamente in se stesso, deve rinnovarsi perché il Signore viene; cioè, il messaggio è molto evidente: Dio viene sempre, però in questo tempo ti dà questa grazia, la grazia di rivedere le tue posizioni, la grazia come di ricominciare dall’inizio, la grazia di potere rivedere tutte le tue stanchezze, di rivedere tutte le tue incertezze, per donarti veramente al Signore, lasciare che egli venga di più nella tua vita.

Cosa vuol dire rinnovarci, se non rivedere tutto? Rivedere la nostra preghiera, la nostra preghiera non segna forse un momento privilegiato d’incontro? Come mai la nostra preghiera tante volte è preghiera fiacca, distratta, una preghiera tiepida, una preghiera senza amore e senza fede? Come mai la nostra preghiera ci dà così poco? La ragione non sta evidentemente nel Signore o nella sua misericordia, il Signore è sempre infinitamente buono e largo; la colpa sta in noi, che buttiamo là la preghiera, che non ci impegniamo abbastanza, che mettiamo la preghiera dopo tutte le altre cose, invertiamo cioè i valori e i tempi. Rivedere la preghiera vuol dire impegnarci a stimare fino in fondo la preghiera e perciò impegnarci a dare alla preghiera la parte migliore delle nostre giornate.

Poi rivedere i nostri doveri. Cosa sono i doveri, se non la volontà di Dio che si manifesta? Ognuno di noi ha i suoi e sa proprio che così vuole il Signore. Raddrizzare i sentieri vuol dire compiere allora meglio il nostro dovere quotidiano, così come si presenta, compierlo con fede, si obbedisce a Dio, compierlo con vero impegno, è un’opera che spetta a noi, che Dio vuole da noi, compiere il nostro dovere con coraggio, sapendo che sono tante le difficoltà. La sposa, la madre ha un grande dovere, ognuno deve rendere conto così di quello che fa.

Far bene l’Avvento, prepararsi perché avvenga ad un livello superiore la nostra esperienza di Dio e delle sue cose non richiede che andiamo a cercare delle cose particolari, straordinarie; sta qui: pregare bene, far bene il nostro dovere, essere pronti ad eseguire con umiltà e con pazienza ciò che ci aspetta tutti i giorni. Ognuno di noi ha le sue difficoltà, ognuno di noi può avere i suoi dolori,

ecco, saperli unire nella Messa al sacrificio di Gesù, vivere allora ogni giornata con umiltà e con fede. Essere cristiani fino in fondo è così: seguire la strada del Signore.

Ecco, allora si verificano proprio le parole del profeta: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio” (Lc 3, 6). Cosa vuol dire, se non che nell’esperienza viva di spiritualità ognuno si sentirà al suo posto, ognuno si sentirà proprio fino in fondo nella via che conduce al Paradiso; fino in fondo, dico, perché allora si vedrà tutto nell’ordine dell’amore di Dio, si faranno le cose amando Dio, amando gli altri. E qui sta tutta la legge.

meSSa ore 8, 30

In questa seconda domenica d’Avvento l’invito è alla penitenza. L’invito ce lo presenta nella sua austerità Giovanni Battista, si presenta a noi e a noi dice: “Preparate la strada del Signore. Raddrizzate i suoi sentieri”.

Pensiamo bene a questo invito di penitenza e non diciamo, pensando alla conversione, che questo interessa gli altri. No! Interessa noi!

La Liturgia di questa Messa segna una linea ben evidente, il profeta Isaia ci dice: ecco, il Signore è infinitamente misericordioso; consolatevi: egli perdona. È così buono che viene con potenza a salvarvi dal male. Egli è il dominatore, ma è ancora così buono che “porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri” (Is 40, 11).

Quanta tenerezza! E, nella seconda Lettura, san Pietro ci ricorda che il tempo della misericordia è questo tempo, dopo ci sarà il giorno del giudizio, il giorno allora di una giustizia che sarà tanto più severa, quanto maggiormente è stata preceduta da un prodigio di misericordia. “Il giorno del Signore”, e san Pietro riportava le parole di Gesù, “il giorno del Signore verrà come un ladro” (2 Pt 3, 10): la sorpresa, lo sgomento.

Ecco, allora è evidente: dobbiamo fare penitenza in una grande confidenza nella bontà di Dio, dobbiamo capire che i giorni di penitenza sono giorni di misericordia, prima che cessi la misericordia e subentri la giustizia.

Noi dobbiamo sempre di più persuaderci che il cristianesimo fatto di parole è una cosa da buttar via, che se noi ci illudiamo di essere cristiani perché diciamo delle belle parole, perché ci crogioliamo in bei sentimenti, noi illudiamo noi stessi. Il cristiano è colui che si converte, cioè che rinuncia alla propria volontà per scegliere la volontà di Dio, che rinuncia al suo egoismo per abbracciare nel suo amore tutti gli uomini. Il cristiano è colui che fa le opere e la penitenza vuol dire un’opera di purificazione, un’opera necessaria, un’opera che ci è richiesta da tutta la Parola di Dio. E nell’Antico Testamento e nel Nuovo e poi, ecco, il coro della voce dei santi, tutti ci dicono: è necessaria una penitenza, e più hai peccato, lo sai tu, più hai bisogno di penitenza, perché la penitenza è credere all’amore di Dio, la penitenza è mettersi nella condizione unica perché in noi trionfi l’amore di Dio.

Convertirci è allora un lavoro intimo, personale, è ancora una linea da prendere insieme. La comunità cristiana non è solo composta da uomini che sono penitenti: la comunità cristiana è per se stessa penitente.

In questi giorni d’Avvento noi dobbiamo capire sempre di più che il Signore non s’incontra ad un livello superficiale, esteriore, che non s’incontra così come si potrebbe incontrare un idolo; Dio s’incontra nella profondità dell’anima, Dio perciò dobbiamo attenderlo raddrizzando i nostri sentieri, Dio dobbiamo attenderlo purificandoci. Abbiamo sentito come viveva Giovanni Battista: una vita di estrema penitenza. Allora la penitenza è un fatto che noi dobbiamo mettere in ogni nostro giorno; abbiamo dei fatti di penitenza che sono ben evidenti, sono i nostri doveri. I doveri esprimono la volontà di Dio; ognuno di noi ha un posto, ognuno di noi ha un dovere, ognuno di noi ha delle relazioni, bene, la prima penitenza sta lì, nel fare bene, nel fare con pazienza, nel fare con comprensione e carità. Fare i nostri doveri in spirito di penitenza, nella purificazione dei nostri peccati per essere più adatti a lui. E dopo le penitenze dei nostri doveri, ecco abbiamo delle scelte da operare, delle scelte in cui ognuno di noi si eserciterà, per vincere particolari difetti, per vincere particolari debolezze. La nostra penitenza allora è una ricerca, allora la nostra penitenza diventa proprio un andargli incontro. Andiamogli, sì, incontro, approfittiamo del tempo, viviamo la preziosità del tempo, santifichiamo la nostra giornata, impegniamoci ad essere veramente pronti e umili a quanto lui ci domanda.

CODICE 75N6O01311N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 07/12/1975
OCCASIONE Omelia, II Domenica Tempo Avvento -Anno B- Messa ore 6, 30 e 8, 30
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Penitenza, rinnovamento
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