09/12/1973 - Omelia II Domenica Avv ore 6.30 e ore 8.30

Sant'Ilario d'Enza, 09/12/1973
Omelia, II Domenica Tempo Avvento - Anno C - Messa ore 6, 30 e 8, 30

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Bar 5, 1-9; Fil 1, 4-6. 8-11 ; Lc 3, 1-6

OMELIA ORE 6,30

Raccogliamo l’invito che ci fa san Giovanni Battista ed è l’invito ad uno spirito di penitenza, ad uno spirito di attesa, a uno spirito di speranza. Giovanni Battista c’invita ad uno spirito di penitenza, dicendoci: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Lc 3, 4). Noi raddrizziamo i suoi sentieri, quando cerchiamo con fortezza e con umiltà di migliorare noi stessi. Non ci si prepara mai all’incontro di Dio che è tre volte santo, non ci si prepara mai bene all’incontro di Dio che è meraviglioso nel suo amore, se non attraverso la nostra purificazione. E purificazione è accettazione delle prove della nostra vita, delle tribolazioni della nostra giornata, è spirito di penitenza in tutte le cose.

Perciò quest’Avvento sia segnato dallo spirito di mortificazione, è uno dei tempi forti per la mortificazione; cerchiamo di prendere con più pazienza allora le nostre cose e proponiamoci durante l’Avvento di non mancare mai di pazienza, offrendo con fede tutto al Signore.

Poi Giovanni Battista ci domanda spirito di attesa: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio” (ib. 6). Spirito di attesa vuol dire un desiderio rinnovato, profondo di un incontro migliore col Signore nella preghiera, perché particolarmente c’incontriamo col Signore nella preghiera. Perciò vogliamo migliorare il modo di dire le nostre preghiere, cercando in questo Avvento, in modo speciale, di non dirle distratti, svogliati, pigri; di non dirle mettendole all’ultimo posto, ma sapere ordinare meglio la nostra giornata, perché le nostre preghiere abbiano il loro posto, abbiano l’importanza che deve avere un vero incontro con Dio.

La terza cosa, che ci dice Giovanni Battista, è uno spirito di speranza, la speranza di avere veramente questa salvezza di Dio. Che cosa vuol dire? Che noi non dobbiamo far penitenza e far preghiera valutando poco quello che noi facciamo. Nella grande provvidenza di Dio anche le briciole hanno il peso e, anche se portiamo poco, guardiamo che questo il Signore lo benedice ed avviene come avvenne alla moltiplicazione dei pani, quando il Signore ha adoperato cinque pani per sfamare cinquemila persone. Guardiamo di avere fiducia in quello che facciamo, perché lo facciamo nel nome del Signore e il Signore è buono e va oltre i nostri meriti, perciò le nostre opere buone devono essere offerte per tutta la Chiesa. Non dobbiamo mai venire alla Messa a mani vuote, ma portando così sempre le briciole nostre, le nostre opere buone, che siano veramente per la costruzione del regno di Dio, per la pace e il bene di tutti gli uomini.

OMELIA ORE 8, 30

In questa seconda domenica di Avvento la Liturgia, presentandoci la predicazione di Giovanni Battista, configura ancora meglio in che cosa deve consistere la nostra conversione.

Nella prima Lettura abbiamo ascoltato il profeta Baruc: la salvezza di Dio si è presentata sotto l’immagine dei prigionieri che ritornano alla patria. Quando torniamo a Dio, noi torniamo alla nostra vera patria, alla nostra vera realtà. Tornare al Signore non è alienarci, non è dissiparci, non è perdere qualche cosa, è acquistare tutto! In realtà la nostra conversione spirituale produce una nostra vera maturazione e la maturazione è la gioia. I prigionieri, che tornavano dopo anni di sofferenze e di umiliazioni, tornavano con tanta letizia, con tanta speranza. Ecco, dice la Liturgia: “Torna al tuo Dio, torna con gioia alla luce della sua gloria, perché in lui incontrerai misericordia e giustizia (cfr. Bar 5, 9). Perciò la nostra conversione deve essere vista così, come una liberazione, la liberazione dai nostri peccati, la liberazione da tutti i condizionamenti, che ci pongono le nostre passioni. Tornare a Dio è tornare alla libertà.

Nella seconda Lettura abbiamo ascoltato l’apostolo Paolo, che ci dice che la nostra conversione deve essere particolarmente sottolineata da una conoscenza più profonda di Gesù Cristo, dalla sua carità. Arricchirci di carità è incontrare il Signore perché, quando noi usiamo bontà e carità, troviamo Gesù, troviamo cioè la vera fisionomia del nostro prossimo. Convertirsi non è chiudersi, convertirsi è portare la nostra apertura agli altri e, sull’indicazione dell’apostolo, avere un profondo affetto nell’amore di Cristo Gesù, perciò le dimensioni veramente sociali della nostra conversione. Vedere come i frutti di giustizia, che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo a gloria e lode di Dio, vengono ben realizzati nella nostra bontà, nella nostra comprensione, nella nostra pazienza, nella nostra generosità verso coloro che ci sono vicini.

Nel brano del Vangelo ci è presentata prima di tutto un’inquadratura storica: sette personaggi sono presentati per questa inquadratura. Sappiamo che sette personaggi erano, certo, non esemplari. Ne troviamo quattro che saranno direttamente responsabili della morte di Gesù. Il Signore, ha detto lui stesso, “non è venuto per i giusti, ma per i peccatori” (cfr. Mt 9, 13). Ci ricorda allora come questo battesimo di penitenza lo dobbiamo realizzare nella nostra storia, lo dobbiamo realizzare nelle miserie e nelle lotte, nelle sofferenze di questa nostra epoca. Noi, per realizzare pienamente la nostra conversione, dobbiamo sapere riconoscere il nostro compito nella società di oggi, quello che ci resta da fare oggi, coi peccatori di oggi, con coloro che hanno bisogno di una “voce che grida”: è il nostro compito di evangelizzazione per cui siamo chiamati, particolarmente in questo Anno Santo, ad assumerci tutte le responsabilità degli evangelizzatori. Ed è dunque in questo senso che oggi noi dobbiamo presentare al Signore la nostra buona volontà, realizzarci nell’intimo del nostro cuore, liberandoci nella carità, nella testimonianza, che a questo il Signore ci ha veramente chiamati come allora chiamò Giovanni: “La parola di Dio scese su Giovanni” (Lc 3, 2), la Parola di Dio scende su di noi, accogliamola imitando Giovanni nella generosità, nell’umiltà, nella coerenza.

CODICE 73N8O01311N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 09/12/1973
OCCASIONE Omelia, II Domenica Tempo Avvento - Anno C - Messa ore 6, 30 e 8, 30
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Mortificazione, attesa, speranza
ARGOMENTI Mortificazione, attesa, speranza
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