02/01/1972 - Omelia II Domenica Natale San Macario

Sant’Ilario d’Enza, 02/01/1972
Omelia, II Domenica dopo Natale, Festa san Macario compatrono

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Sir 24, 1-4. 8-12 (gr); Ef 1, 3-6. 15-18; Gv 1, 1-18

“Il Verbo si è fatto carne”. È il grande motivo di insistente meditazione di questo tempo natalizio: la seconda Persona della Santissima Trinità è venuta tra di noi, ha preso la nostra miseria umana per elevarla alla sua grandezza divina.

È l’amore che noi dobbiamo insistentemente meditare, l’amore di Dio per noi, l’amore di Dio per questa umanità così povera e così ribelle ma cercata, ma arricchita, ma continuamente posta così per la salvezza, perché il Verbo si è fatto carne per porre noi nella salvezza piena. E che cos’è la salvezza se non corrispondere all’amore di Dio con l’amore? È sull’amore che noi dobbiamo insistere, perché tutta la ragione della nostra fede sta nell’amore di Dio e tutta la corrispondenza al piano di Dio sta nel nostro amore. Dobbiamo amare Iddio.

Oggi noi veneriamo il nostro comprotettore San Macario e dobbiamo vedere in lui un modello di questa corrispondenza all’amore di Dio, dobbiamo vedere come questo santo ha saputo vincere ogni ostacolo. Giovane, ha rinunciato a tutto e si è dedicato ad una vita austera, ad una vita di tipo severamente ascetico, ma non si è chiuso nel deserto per il gusto della solitudine e perché non amava gli altri uomini. Si è chiuso nella solitudine per corrispondere meglio all’amore di Dio e poi donarsi di più agli uomini. E lo vediamo periodicamente venire dall’eremo in mezzo ai suoi fratelli soprattutto nei momenti più terribili, i momenti delle malattie e delle guerre allora ancora di più ricorrenti, nei momenti delle eresie e dei travagli spirituali. E veniva pieno di Dio, illuminato dallo Spirito Santo, generoso, infaticabile perché l’amore di Dio l’aveva preso fino in fondo, perché l’amore di Dio era la grande visione, che continuamente egli aveva davanti agli occhi, perché l’amore di Dio era talmente forte in lui che lo portava ad ogni eroismo. Veramente poteva applicare a sé le parole dell’apostolo san Paolo: “La carità di Cristo ci spinge”. Spinto dalla carità di Cristo, ha vissuto così tutta la vita come un olocausto, come un dono al Signore, come una continua preghiera.

Io vorrei che, in questo ricorrente motivo dell’amore di Dio di questo tempo natalizio, imparassimo così la scienza del vero dono di noi stessi a Dio, che noi imparassimo come si fa a corrispondere alla provvidenza meravigliosa, che Dio ha fatto sfolgorare particolarmente nel campo soprannaturale. Vorrei che noi c’impegnassimo perché questo tempo natalizio non illanguidisse in un vago sentimento e non terminasse, così, questo tempo come un tempo bello, un tempo riposante, un tempo in cui c’è un particolare folclore e basta. No, dobbiamo insistere sull’amore di Dio come il tema della nostra riflessione e dobbiamo porci sempre di più a corrispondere e a corrispondere nella pratica, nel servizio di ogni giorno, nella dimenticanza del nostro egoismo, nel superamento delle nostre passioni.

CODICE 72A1O01320N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 02/01/1972
OCCASIONE Omelia, II Domenica dopo Natale, Festa san Macario compatrono
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE L’amore
ARGOMENTI L’amore
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