16/01/1977 - Omelia II Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 16/01/1977
Omelia, II° Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

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Is 62, 1-5; Sal 95; 1Cor 12, 4-11; Gv 2, 1-12

L’evangelista nota come fu il primo miracolo di Gesù, il primo non solo cronologicamente nel tempo, ma fu il primo come l’esemplare di tutti gli altri miracoli. E nota come questo miracolo servì a manifestare la gloria di Gesù, cioè, contemplando il miracolo, veniamo a sapere un po’ di più del mistero di Gesù, di questo mistero di amore per il quale ha dato se stesso, ha dato il suo potere, ha dato il suo amore, darà la sua vita. E sottolinea l’evangelista come “non era giunta ancora la sua ora” (Gv 2, 4). L’ora di Gesù è l’ora del martirio, è l’ora della crocifissione, l’ora della manifestazione massima dell’amore. “Non era giunta la sua ora” (ib.), cioè non era ancora compiuta tutta la sua vita. Il miracolo segnava una manifestazione che viene a consacrare delle nozze; queste nozze vengono consacrate perché Cristo è diventato uno di noi, ha preso tutte le nostre condizioni e ha voluto quindi toccare tutte le nostre situazioni e il formarsi di una famiglia indubbiamente richiedeva la sua opera, il suo intervento.

La santificazione della famiglia è così proclamata da Cristo, è così sottolineata da lui. Questa manifestazione della sua misericordia nasconde però un altro mistero, il mistero che noterà san Paolo, il mistero delle nozze di Gesù con la sua Chiesa. Gesù vorrà veramente unire a sé la Chiesa come una sposa, vorrà, unendo la sua Chiesa, celebrare con lei un’unione fervida e feconda. Dall’unione di Gesù con la Chiesa nascerà la salvezza, nascerà l’evangelizzazione di tutti i popoli. “Non era giunta la sua ora” e l’evangelizzazione comincerà dopo, ma la significazione era ben chiara, ben evidente. E così noi vediamo Gesù, che si presenta come colui che non fa dei miracoli per richiamare l’attenzione del meraviglioso, non fa dei miracoli semplicemente a ostentazione della sua potenza, ma i suoi miracoli sono miracoli di misericordia e sono miracoli che ci insegnano, sono miracoli che ci erudiscono, sono miracoli, in fondo, che racchiudono un insegnamento fortissimo.

La trasformazione del vino si opera per intervento della Madonna: è in primo piano la Madonna, è lei che domanda al Signore la grazia, è lei che dice ai servi: “Fate quello che vi dirà” (Gv 2, 5). Ecco, si raffigura l’altro mistero, il mistero della presenza della Madonna nella Chiesa, il mistero della Madonna che è potentissimo nell’ordine della salvezza. La Madonna viene ad essere posta così tra noi e Gesù. Nel suo cuore di Madre, nel suo grande amore per tutti lei resterà sempre, per la nostra salvezza, il passaggio, il momento, la grazia.

Vogliamo dunque prendere l’insegnamento, direi tre insegnamenti.

Il primo dev’essere un insegnamento di fiducia, tutto il Vangelo parla di fiducia. Il Signore non è lontano da noi, si interessa anche delle nostre piccole cose. Il Signore non è un assente, è un presente. Gesù ci dice che è vivo e operante nella Chiesa, è risorto e le nostre cose le fa sue, perciò non limitiamoci a farlo intervenire nelle grandi occasioni della vita, noi abbiamo bisogno di lui anche in tante piccole occasioni, che sono come un tessuto della nostra esistenza. Ebbene, lui è presente, lui è presente con amore, lui è presente con la sua potenza, lui è presente perché ci ama.

Una seconda considerazione ed è questa: il partecipare al mistero di Gesù è partecipare alla sua ora, a quell’ora che segna la salvezza. L’Eucaristia è l’ora della salvezza. Ogni volta che assistiamo alla Messa, assistiamo ad un’ora di salvezza, la nostra partecipazione dev’essere piena, il nostro interesse dev’essere grande. Nelle nozze di Cana c’era ancora il simbolismo dell’acqua cambiata in vino, perché il nostro vino lui l’avrebbe preso, per trasformarlo nel suo sangue.

E una terza considerazione: il ruolo della Madonna nella storia della salvezza dev’essere sempre presente al nostro spirito. Maria è per noi un punto base. La devozione alla Madonna non è una delle tante devozioni, è una devozione sostanziale. Ecco perché, con il suo materno aiuto, noi possiamo arrivare a comprendere il mistero di Gesù e ad aver parte alla magnificenza di Gesù. Per mezzo di Maria noi veniamo a godere della potenza di Gesù.

Queste tre considerazioni le svilupperemo, ognuno di noi pensando ai problemi della propria anima. Se siamo fiacchi, se le tentazioni ci vincolano, se ci è difficile praticare la carità, ecco, la nostra comunione con Gesù e la nostra comunione con Gesù per mezzo della Madonna.

Resta l’insegnamento fondamentale, che ci è sottolineato nella seconda Lettura, quando san Paolo parla dei carismi: il nostro posto nella Chiesa, il nostro posto con Gesù e con Maria per i fratelli.

CODICE 77AFO01331N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 16/01/1977
OCCASIONE Omelia, II° Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Le nozze di Cana
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