Is 62, 1-5; 1 Cor 12, 4-11; Gv 2, 1-12
“Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli” (* Gv 2, 11).
Era il primo, non solo in senso cronologico, ma in un senso ideale; diventava l’esemplare di tutti i miracoli. Questo miracolo assurge a simbolo, il simbolo di una cosa misteriosa, quel mistero che Gesù chiamerà la sua gloria, cioè il suo amore per l’umanità. In Lui si compivano le profezie dell’Antico Testamento. “Così, dice il Signore, come lo sposo ama la sua sposa, così io ti amerò di un amore eterno” (cfr.*Ger 31, 3; Is 54, 5). Il Signore Gesù simboleggiava dunque il suo amore, il suo amore nuziale per l’umanità, per questa sposa così spesso infedele, ma che Lui avrebbe amato, fino a dare tutta la sua vita, tutto il suo martirio, queste nozze mistiche, in cui noi siamo coinvolti, in cui noi abbiamo parte e non ce ne rendiamo conto. Presi da mille cose, dimentichiamo la cosa più importante, dimentichiamo che c’è una realtà squisitamente beatificante: che Cristo Signore ci ama, ci ama di un amore forte e continuo e continuamente si dona a noi. E la Messa ce lo dice: il Signore rioffre per noi il suo sacrificio, il Signore è tutto per noi. Egli ama la sua Chiesa e la vuole sempre giovane, senza rughe e senza macchie; la vuole, la sua Chiesa, realizzata così, realizzata, come dice Isaia: “una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio” (* Is 62, 3). La vuole così. Vuole allora da noi una disponibilità grande: la disponibilità al suo amore, perché, anche se ci vediamo e ci sentiamo miseri, Lui ha fatto nuove tutte le cose. Perciò ogni giorno dobbiamo cantare al Signore un canto nuovo, vivendo la nostra vita ecclesiale con potenza e con una rinnovata generosità, con uno spirito di vero servizio, secondo quello che dice san Paolo nella seconda Lettura: “Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito” (* 1 Cor 12, 4).
Ecco, per realizzarci come Chiesa, per corrispondere all’amore del Cristo, Lui ci ha donato il suo Spirito Santo che ci guida, perché ognuno compia la sua missione, perché ognuno tenga il suo posto.
“Tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera” (1 Cor 12, 11). Docilità allora, umiltà, sapere che all’amore di Cristo si corrisponde, imitando il suo dono e Lui sappiamo bene come si è donato.
La voglia di trasformarci in Cristo, lo slancio continuo dell’anima nostra, ecco, la capacità obbedienziale di quell’acqua e il Signore l’ha trasformata in vino. Non avvenga di noi che vogliamo restare acqua e purtroppo acqua sporca, acqua inutile, acqua da buttare via. Avvicinarci a Cristo col sentimento del nostro nulla, ma con la volontà di aderire completamente alla sua azione mirabile: “Annunziate di giorno in giorno la sua salvezza” (* Sal 95, 2), dice ancora il Salmo.
Ecco, è proprio qui il punto centrale della nostra riflessione: dobbiamo credere alla potenza del Signore e al suo amore; ognuno di noi ha da dare: dia! Ognuno di noi ha da operare: operi! Ognuno di noi si riempie il cuore di carità, nella espansione di ogni giorno, nel bene per i fratelli, nell’impegno con tutto il nostro sforzo, con tutta la nostra umiltà. E lo Spirito agisce per l’utilità comune.
Restiamo sotto l’azione meravigliosa dello Spirito Santo e sarà in noi una crescita meravigliosa di frutti, sarà in noi una gioia grande, perché il Signore non ci ha chiamati alla miseria, ci ha chiamati al banchetto di nozze: “Il regno di Dio è simile a un re che ha fatto nozze per il figlio suo” (*Mt 22, 1) e il figlio è Gesù, e la sposa è la Chiesa.
CODICE | 80ALO01331N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 20/01/1980 |
OCCASIONE | Omelia, II Domenica Tempo Ordinario - Anno C |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Nozze di Gesù con l’umanità – La Chiesa sposa |
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