17/01/1982 - Omelia II Domenica Ord

1 Sam 3, 3-10. 19; 1 Cor 6, 13-15. 17-20; Gv 1, 35-42

“Che cercate?”… “ Venite e vedrete” ( Gv 1, 38-39). La vita dell’uomo è sempre una ricerca, una ricerca di un bene che soddisfi, la ricerca di un senso da dare alla vita. E’ una ricerca più o meno angustiata, più o meno affannosa. E’ una ricerca e tornano le parole del Signore: “Chi segue me, non cammina nelle tenebre” (Gv 8, 12).

La vocazione del cristiano è una vocazione ad essere con Gesù, insieme a Lui; è il discipulato, che è via di salvezza, che è via di onore e di grazia.

“Venite e vedrete” (ib.). Quanto grande è la ricchezza di avere Gesù! Quanto è soave il conforto di essere nella sua verità e nel suo amore! Quanta gioia ci deve occupare il cuore, quando pensiamo al dono, che abbiamo ricevuto, di essere con Gesù, di avere la fede in Lui, di poter riporre ogni nostro problema nel suo Cuore!

Il problema resta nella nostra corrispondenza: il nostro sì. I discepoli andarono e videro, andarono prontamente, gioiosamente. Videro, constatarono quanto il Signore era buono.

La chiamata nostra è una chiamata a realizzare la santità propria dei figli di Dio. Gesù ci vuole figli insieme a Lui, ci vuole ornati delle sue virtù. Gesù ci vuole nella stessa intenzione, nella stessa missione. Come Lui ha obbedito alla volontà del Padre e si è posto al servizio di questa volontà, come Lui nella volontà del Padre ha accettato la missione e tutto quello che comportava la sua missione, così dev’essere per noi. Dobbiamo sentire che un figlio di Dio non può scendere a patti, che un figlio di Dio deve realizzare la sua nobiltà nell’amore e nella pratica esecuzione dei Comandamenti, che un figlio di Dio, un tempio dello Spirito Santo, deve essere sempre puro dal male, sempre disposto a compiere tutto il bene che lo Spirito suggerisce.

Ed è proprio nella nostra vocazione essere insieme. Gesù ci chiama non isolatamente, ci chiama nella Chiesa, a vivere nella Chiesa, a pulsare con lo Spirito che Lui mette nella Chiesa. Ognuno di noi, insieme alla vocazione di figlio di Dio, ha la vocazione ad essere Chiesa, a realizzarsi insieme agli altri, a dare al Signore il suo tributo di amore e di evangelizzazione.

“Abbiamo trovato il Messia”. Sì, essere Chiesa vuol dire sentire profondamente la comunione con gli altri, vuol dire vincere il nostro orgoglio e la nostra mania di frazionismo, per essere veramente una sola cosa e testimoniare così il Vangelo, testimoniarlo nelle nostre opere, testimoniarlo nelle nostre parole, testimoniarlo nella nostra preghiera insieme.

La Liturgia è lode insieme al Padre e, nello stesso tempo, è proclamazione davanti al mondo di quanto è buono il Signore e di come ci vuole uniti, caritatevoli, pazienti, umili, in servizio.

La nostra appartenenza alla Chiesa diventa il nostro sostegno e, nello stesso tempo, la nostra gloria.

Ecco allora che i due comandi della carità si realizzano con pienezza: “Amerai il Signore Dio tuo” (Mt 22, 37), lo amerai con il Cuore stesso di Cristo, lo amerai seguendo Cristo e insieme a Lui sarai la lode al Padre; “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Mt 22, 39). Amerai gli altri, perché tutti insieme formiamo il Corpo Mistico di Cristo, come te stesso, come la tua perfezione, come la tua vera missione. “Amerai gli altri”.

Guardiamo allora di scendere nella pratica e cerchiamo di unirci in un cuore fervido con Gesù. Gesù prega, noi con Lui preghiamo: dignità e forza della nostra preghiera; non un grido isolato, la nostra preghiera è appoggiata su quella di Gesù, Gesù la fa sua.

E per il prossimo più bontà, più generosità, più ricerca di unione. Non cerchiamo mai le cose che dividono, cerchiamo sempre le cose che uniscono nella sua verità, nella sua parola, le cose che uniscono. E allora daremo veramente quella gloria al Padre che si aspetta da noi, da ognuno di noi, da tutti noi insieme.