07/03/1982 - Omelia II Domenica Quar

Sant'Ilario d'Enza, 07/03/1982
Omelia, II Domenica di Quaresima – Anno B

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Gn 22, 1-2.9.10-13.15-18; Rm 8, 31-34; Mc 9, 2-10

“è bello per noi stare qui” (Mc 9, 5): l’estasi degli apostoli, un’estasi di gioia nel contemplare Gesù.

Dobbiamo meditare molto a lungo in questa domenica di Quaresima, perché è facile lasciarci prendere dalla tentazione e credere che nel nostro egoismo, che nel lasciarci andare, che nel non combattere le nostre cattive passioni noi possiamo avere felicità. E’ vero proprio il contrario! Più uno si affonda nel proprio egoismo, più uno accarezza le proprie basse passioni, più diventa triste, più è nel tormento. Lo sappiamo bene quanto è squallido l’ambiente del vizio, del peccato; quanto è squallido l’uomo che rinuncia alla sua vocazione di essere come gli angeli, di essere figlio di Dio! L’animalità, accolta e accarezzata, è fonte solo di amarezza profonda. Lo sappiamo bene, però la tentazione è sempre presente, la tentazione del paradiso terrestre: “Se tu mangerai”, diceva il serpente, “sarai come Dio” (Gn 3, 5), una felicità ignota, un’esperienza che lusinga.

La tentazione è sempre così, e ognuno di noi è chiamato ad ascendere il monte, un monte alto; è chiamato cioè a trascendere e ad essere con il Signore, è chiamato ogni giorno. Più siamo generosi più siamo contenti, noi in fondo abbiamo solo quello che abbiamo donato a Dio e agli altri. La gioia pura, la gioia vera, la gioia che nessuna cosa umana può portare via: la gioia che ci ha dato Gesù secondo la sua promessa: “Io verrò da voi e vi porterò la gioia e la mia gioia nessuno potrà portarvela via” (cfr. Gv 16, 19). L’annuncio della Trasfigurazione è annuncio di Pasqua, è annuncio di Risurrezione. Quando i figli di Dio si uniscono a Gesù, si uniscono al Risorto. La vita diventa vittoria, diventa superamento di tutte le condizionali poste in noi e attorno a noi dal male, allora i figli di Dio vivono potentemente della Resurrezione di Gesù. “Con Lui”, diceva san Paolo, “noi siamo stati crocefissi e con Lui noi siamo risorti. Crocefissi perché mortifichiamo – è sempre l’apostolo che continua – perché mortifichiamo la nostra carne con i suoi vizi e le sue concupiscenze; risorti alla grazia, al mirabile aiuto che ci dona il Signore, che ci partecipa nella sua potenza e nella sua bontà” (cfr Gal 5, 24; Rm 6, 4-8).

Crediamolo allora forte: questa Quaresima, questa ascesi, cioè questo tempo di particolare penitenza e preghiera non è perché siamo tristi, è perché noi possiamo sovrabbondare nella gioia. Crediamo! Il Signore ce l’ha detto e ce l’ha promesso, l’esperienza delle anime veramente generose ce lo conferma: se siamo bravi nel lottare, se siamo pronti nel dire di sì, saremo nella vera gioia. Non sono i mezzi termini, non sono le mezze cose, non sono i patteggiamenti quelli che rendono contenti, ci rendono solo cattivi.

Noi abbiamo bisogno di salire, di salire con il Signore, di intendere la vita spirituale come una magnifica rinascita che si attua. E in questa Quaresima, che è tempo favorevole, abbiamo la grazia speciale di Dio: accogliamola e siamo sempre più generosi, più pronti, più impegnati nel fare del bene, tutto il bene di ogni giornata, tutto il bene che è in nostro potere.

CODICE 82C6Q01341N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 07/03/1982
OCCASIONE Omelia, II Domenica di Quaresima – Anno B
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Trasfigurazione, chiamata a salire il monte alto
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