15/03/1981 - Omelia II Domenica Quar

Sant'Ilario d'Enza, 15/03/1981
Omelia, II Domenica Tempo di Quaresima - Anno A

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Gn 12, 1-4; 2 Tm 1, 8-10; Mt 17, 1-9

“Una voce che diceva: “Questi è il mio Figlio, il prediletto, ascoltatelo” ( Mt 17, 5).

Tutta la nostra vita deve essere un ascoltare Gesù, perché Lui è la Parola eterna del Padre, la Parola che si è fatta carne, la Parola che è venuta per noi. Troppo spesso gli uomini ascoltano solo se stessi, ascoltano e rimangono nella loro povertà, nella loro confusione nella loro dispersione. Ascoltare la Parola, trasfigurarsi nella Parola. Dare alla nostra vita un indirizzo, che non è più l’indirizzo delle cose del mondo che passano, è l’indirizzo che viene dalla stessa infinita misericordia di Dio. Questa domenica della Trasfigurazione ci deve dare allora due sentimenti prevalenti in noi e che devono caratterizzare la nostra Quaresima.

Il primo è la contemplazione di Gesù. Abbiamo bisogno di guardarlo molto, di guardarlo con tutta la sete del nostro animo, di stare vicino a Lui perché è il nostro Redentore. Quando parliamo di redenzione troppo spesso siamo degli assuefatti a dei termini, non percepiamo più la forza dell’espressione. Gesù è nostro Redentore, senza di Lui niente vi può essere, niente che porti a salvezza, niente che sia la vera bellezza e la vera bontà. È il nostro Redentore, cioè è venuto per redimere i nostri valori, che noi abbiamo sciupati, quello che ci è stato dato da Dio Creatore lo abbiamo rovinato. Ecco, è venuto Lui. Bisogna contemplarlo, bisogna innamorarsi di Lui. Bisogna sentire quanto Lui è vitale alla nostra esistenza: contemplarlo, ammirarlo, amarlo.

Il senso vero della Quaresima sta allora in questa grande sequela di Gesù. Vedere Lui, sentire che è in Lui che la nostra vita di ogni giorno assume la sua dignità e il suo perché; in Lui: contemplandolo, in Lui: ascoltandolo; ed ecco la seconda cosa: rinnovandolo nella nostra vita.

La nostra vita deve essere una traduzione di quella di Cristo. Si è trasfigurato e “il suo volto ha brillato come il sole” (Mt 17, 2) per chiamarci, perché è attraverso la sua esperienza che realizzeremo la nostra gloria. La sua esperienza, che passa pure per l’umiltà e per la croce, è esperienza magnifica, è il vero tracciato di un’esistenza che ha accolta la Parola e la mette in pratica. Anche a noi il Signore ripete: “Alzatevi e non temete”. Alzatevi dalle vostre stanchezze, dalle vostre contraddizioni, dalle vostre miserie e pigrizie, alzatevi, non temete di seguirmi, non temete quello che sembra una mortificazione chiusa, perché non la è. È una mortificazione ed è necessaria, come una porta che si apre certamente sulla gloria. La nostra vita molte volte si insabbia così, pesantemente, in quelle cose che ci impediscono, quindi, un cammino svelto. Ci lasciamo insabbiare perché abbiamo poca fede. San Paolo ci ha detto, e lo abbiamo ascoltato, che abbiamo una vocazione santa ed anche a noi si ripetono le parole dette ad Abramo: “Vattene”. “Vattene”. Il Signore promette ad Abramo sette cose, sette verbi, ma la parola fondamentale è questa: “Vattene”, lascia quello che umanamente ti solletica e ti piace: “Vattene!”. Abbiamo delle cose da abbandonare, abbiamo delle cose da superare, ecco, il suo invito è magnifico. Raccogliamoci in noi stessi e ognuno di noi applichi a se stesso le parole che ci sono state date insieme: “Ascoltalo”, ci dice il Padre, “Ascoltalo: è il Figlio mio prediletto”. Finora non lo hai ascoltato abbastanza, ti sei lasciato prendere da troppe cose e i peccati sono comparsi numerosi. Ora basta, ascolta, sarà la tua gloria.

CODICE 81CEQ01341N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 15/03/1981
OCCASIONE Omelia, II Domenica Tempo di Quaresima - Anno A
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Ascoltare la Parola - Trasfigurarsi nella Parola – Contemplare il Redentore – La sequela
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