Is 35, 1-6. 8. 10 Sal 145 Gc 5, 7-10 Mt 11, 2-11
Il Signore ci indica quali devono essere i motivi della nostra gioia: “Andate, riferite a Giovanni ciò che udite e vedete!” (Mt 11,4). I motivi della gioia, sono proprio lì, nei segni che ci fanno riconoscere Gesù come il nostro salvatore, come il nostro consolatore.
Questa domenica, che sottolinea il concetto della gioia, ci faccia riflettere su quelle che sono le nostre gioie, su quelle che devono essere, perché uno dei peggiori effetti dei nostri peccati sta nel guastarci il gusto, nel viziare quello che il Signore ci ha dato: saper apprezzare le cose buone e aver disgusto delle cose cattive. Troppo spesso noi sentiamo che il nostro gusto manca – ed è così vero! –, sentiamo che facciamo troppa fatica a pregare, che non gustiamo la preghiera, che troppo spesso siamo pigri dove dovremmo essere attivi, che troppo spesso siamo indolenti dove dovremmo avere molta gioia di impegno.
I peccati ci hanno guastato il gusto e con fatica ci applichiamo al bene. Abbiamo bisogno di rinnovarci; in questo tempo di penitenza, che è l’Avvento, la Chiesa così ce lo ricorda: aggiustati il tuo palato, aggiustalo. Hai bisogno di gustare le cose di Dio, hai bisogno di avere quel rigetto per le cose cattive, per i divertimenti equivoci, per il tempo sciupato, per il tempo condotto in qualche maniera. Hai bisogno di prendere una determinazione veramente generosa, perché la virtù è un’abitudine di bene e, quando c’è la virtù, si fa con prontezza, si fa sempre, si fa con facilità quello che le prime volte si faceva con fatica e con sforzo. Acquistarci le virtù è rendere la nostra strada più facile, è rendere il nostro cammino più agevole. “Rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina!” (Gc 5, 8), ci dice l’apostolo. Proprio così: il pensiero di essere vicino al Natale ci deve spronare e ci deve fare accelerare il nostro dinamismo interiore. Essere così disposti, essere così pronti, così forti. “Le piogge d’autunno e le piogge di primavera” (ib. 7), ricorda san Giacomo. Aspettare la pioggia, è esercizio di pazienza, ma di una pazienza che poi è premiata. La venuta del Signore ci porta nuovi doni, ci porta nuove esperienze di bene, ci porta nuova spinta. Ecco, è proprio il momento di farci i gusti! È proprio il momento di apprezzare ciò che è spirituale, di più, è di distaccarci dalle cose che pongono l’insidia della dissipazione e anche del pericolo del male. Abbiamo bisogno di essere ben attenti, approfittare della pioggia, approfittare cioè della grazia di Dio, perché il Signore viene anche con la grazia del tempo. Ogni tempo ha il suo dono: il tempo al quale andiamo incontro, possiede la grazia della novità, la grazia della gioia del Signore, la gioia delle cose semplici e belle, la gioia dell’incontro col Signore, con la sua misericordia, la gioia di impegnare il nostro tempo in qualche cosa che sia costruttivo e in qualche cosa che diventi eterno.
Il Natale, tempo da rifarsi, da ricominciare da principio per potere veramente avere le gioie buone, le gioie sante e apprezzarle fino in fondo. Voglia il Signore far sì che la nostra vita sia veramente tesa, sia veramente ricca, sia veramente forte. Voglia il Signore che camminiamo con facilità nel bene e che abbiamo tanto disgusto per il peccato, per il pericolo del peccato, tanta ripulsa da fuggire istintivamente da tutto ciò che è compromesso, da tutto ciò che rappresenta una forma qualsiasi di patteggiamento col male. Fuggiamo il male, facciamo il bene. Facciamo tutto il bene che sta in mano nostra.
CODICE | 83NAO01312N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 11/12/1983 |
OCCASIONE | Omelia III domenica di Avvento - Anno A |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Gioia |
© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAP | CREDITS