Is 35, 1-6. 8. 10; Gc 5, 7-10; Mt 11, 2-11
Siamo in quella domenica che è chiamata la domenica del “Gioite”:la metà Avvento il “Gioite” e la metà Quaresima “Rallegratevi”. E il tema della Liturgia sottolinea la preparazione che l’anima nostra deve avere nell’ordine della gioia e noi abbiamo bisogno di gioia. Abbiamo bisogno cioè di capire fino in fondo come il Signore è la nostra gioia, perché l’inganno di colui che, secondo la definizione di Gesù è stato bugiardo fin dal principio, Satana, sta esattamente nel prospettarci la felicità fuori dal Signore, la felicità congiunta ad una stupida autonomia della nostra libertà, cioè la gioia congiunta col peccato. Sembra, particolarmente in certi momenti e nella gioventù questi momenti sono molto accostati, sono molto frequenti, che la legge del Signore sia un giogo pesante, che la legge del Signore debba farci perdere cose apprezzabili, cose che sarebbe giusto esperimentare, cose che è bello sperimentare.
La Liturgia insiste nel dire: “Gioite sempre nel Signore”, sono le parole dell’Apostolo. E l’Apostolo sottolinea. “Ve lo ripeto, gioite”. Qual è il motivo forte e grande di questa gioia? Perché il Signore è vicino. Sta dunque nel sentire il Signore vicino il segreto della gioia, stare a sentire il Signore in mezzo a noi, cioè nel riconoscerlo. Ricordiamo i due discepoli di Emmaus, quand’è che gioirono? Quando riconobbero il Signore. Dice il testo: “Lo riconobbero nello spezzare il pane e il loro cuore si riempì di gioia” (Lc 23, 31-32).
Sta dunque il segreto nel vedere il Dio della vita, nel vederlo com’è, nel vederlo sorgente di ogni bene: “Gustate e vedete com’è buono il Signore”, dice il Salmo, “Gustate e vedete” (Sal 34, 9). Molte volte il nostro palato è guasto, siamo talmente materiali, siamo talmente affondati nella nostra sensualità, che non gustiamo quanto è buono il Signore.
Il testo evangelico sottolinea proprio questo riconoscere Gesù. Gesù dice agli inviati di Giovanni Battista: “Guardate. Volete sapere chi sono io? Guardate”. Bastava dare uno sguardo ai suoi miracoli e alla sua parola, “I poveri ricevono la buona novella” ed era tutto, ed era evidente. Avevano con loro il Messia, il Figlio di Dio. Quanta gioia!
Il segreto della nostra felicità è dunque in ordine prima di tutto della conoscenza. Dobbiamo conoscere le vie del Signore, ecco perché questi giorni, che ci preparano al Natale, devono essere giorni di meditazione, di riflessione. La Parola di Dio è abbondante, sono magnifici i testi della Liturgia di ogni giorno! E’ necessario che insistiamo nel raccoglimento, ricco di preghiera e di amore.
E poi: “Gustate”. Bisogna che noi cerchiamo di sottolineare il distacco da quelle cose che guastano a noi il gusto, cioè l’elemento penitenza come elemento liberatore. La penitenza ci purifica, la penitenza è il digiuno salutare che dà alla nostra bocca il gusto, la possibilità di sentire buoni sapori. La penitenza non è qualche cosa di oppressivo, ma è nell’ordine della liberazione dai nostri peccati, è nell’ordine della liberazione dall’oppressione delle conseguenze dei nostri peccati, perché i nostri peccati, anche se sono stati perdonati, hanno lasciato in noi delle conseguenze, hanno diminuito il nostro senso di Dio e delle cose spirituali. Perciò il secondo elemento vogliamo vederlo proprio così, nella penitenza: giorni dunque di penitenza per potere avvicinarci con un cuore nuovo alla culla di Gesù Bambino. E il terzo elemento lo sottolinea Gesù, quando dice: “Che cosa siete andati a vedere?”. Giovanni Battista era il testimone, con la sua vita testimoniava il bene. Vorrei che imparassimo a vedere la Chiesa come Gesù indicava che si guardasse Giovanni Battista. Troppo spesso, forse presi da una voglia di critica, non vediamo il bene nella Chiesa o almeno non lo vediamo tutto. Con più facilità siamo portati a vedere certi lati difettosi e non vediamo l’esempio di tante virtù, di tanti sacrifici, di tanta umiltà. Molto spesso noi guardiamo con un occhio che non è quello del Signore, perché il segno che uno possiede Gesù è proprio saperlo vedere e saper gioire di quello che ha lui, di quello ……..
CODICE | 71NBO01312N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 12/12//1971 |
OCCASIONE | Omelia, III Domenica Avvento - Anno A |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Gioia |
ARGOMENTI | Gioia |
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