13/12/1981 - Omelia III Domenica Avv

Sant'Ilario d'Enza, 13/12/1981
Omelia, III Domenica Tempo di Avvento - Anno B - Festa del mandato apostolico

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Is 61, 1-2. 10-11;1 Ts 5, 16-24; Gv 1, 6-8. 19-28

“Per rendere testimonianza alla luce” (Gv 1, 6). Tale era la missione di Giovanni e tale deve essere la missione di ogni cristiano. È chiamato, è comandato secondo le parole di Gesù: “Voi mi sarete testimoni” (At 1, 8). Testimoniare il Signore è arricchire fino al sommo la nostra vita, perché diventi così sovrabbondante e sia una dimostrazione di come il Signore è grande e potente e misericordioso, perché sa trasformare i peccatori in testimoni. L’Avvento procede con forza e ci presenta la ricchezza che noi abbiamo in Gesù, perché la salvezza non consiste in una serie di doni, ma consiste in Dio stesso che si dona a noi per mezzo del Cristo. Ecco la nostra fede, ecco l’oggetto fondo e vero del nostro amore. Noi attendiamo la salvezza, cioè attendiamo la comunicazione di Dio, Dio che si dà a noi, che si vuole sempre più dare a noi, perché possiamo essere suoi e dargli testimonianza.

La nostra stanchezza spirituale deriva da una mancanza di fede, da una mancanza di quella prensione forte, che ognuno di noi deve stimolare nel suo cuore. Il Signore ci ama. Gesù è la grande rivelazione di amore di Dio, la grande rivelazione. È per questo che allora l’apostolo dice: “State sempre lieti” (1 Ts 5, 16). La letizia di avere Dio con noi, di averlo donato a noi, di averlo come Padre amorosissimo, di avere Gesù come fratello. È questo quello che ci dice lo Spirito. È questo quello che dicono le profezie ed è in questo senso l’esortazione dell’Apostolo: “Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie” (1 Ts 5, 17). Ed è qui il tracciato del nostro cammino. “Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione” (1 Ts 5, 18), fino alla perfezione! Ecco l’Avvento che procede. Ecco l’Avvento che ci dice: - Non restare contento di quello che sei, di quello che hai in Cristo. Non accontentarti, punta sempre più in alto, fino alla perfezione, fino cioè a un amore globale e profondo, un amore grande e vivo a nostro Signore, fino a che tutta la tua vita diventi lode e benedizione. Tutta la nostra vita, dalla nostra preghiera alle più umili azioni, alle cose di ogni giorno che si susseguono sempre uguali, tutto deve essere lode a Dio. Tutto deve essere benedizione a Lui, tutto cioè deve essere un amore che canta, un amore che spera, un amore che si letifica, nella sicurezza, nella certezza che Dio non manca mai.

Allora la vita cristiana diventa qualche cosa di meraviglioso, diventa il vero gloria al Padre, un gloria al Padre perenne, un gloria al Padre che, anche nei sacrifici più duri, non perde mai la propria serenità e la propria profonda gioia. Essere un “gloria al Padre” vero, totale, pieno, scartando, ed è qui la lotta, scartando tutte le tentazioni e i motivi egoistici che incalzano: - Fa’ per te, cerca la tua gloria, cerca il tuo piacere, metti in prima linea ciò che ti soddisfa. Tentazione! Non siamo per noi. Non siamo il fine del nostro agire. Dio è l’Assoluto, è il Primo, Dio è Tutto. La vita centrata non più sull’io, ma sull’amore di Dio. É così che in questa terza domenica di Avvento presentiamo al Signore il nostro cuore. Essere gloria, essere lode, essere amore a nostro Signore. Il Natale dovrà essere un accrescimento grande di questo amore, un accrescimento grande della letizia, della pienezza di vita.

CODICE 81NCO01312N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 13/12/1981
OCCASIONE Omelia, III Domenica Tempo di Avvento - Anno B - Festa del mandato apostolico
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale,
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La missione del cristiano: la testimonianza - La salvezza: Dio che si dà a
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