12/12/1982 - Omelia III Domenica Avv

Sant'Ilario d'Enza, 12/12/1982
Omelia, III Domenica di Avvento - Anno C

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Sof 3, 14-18; Fil 4, 4-7; Lc 3, 10-18

“Annunziava al popolo la buona novella” (Lc 3, 18). Che cos’è questa buona notizia? La Liturgia questa domenica sottolinea come la buona notizia è una notizia di gioia e di felicità. Dio è l’infinita gioia, in Lui non c’è ombra di tristezza o di dolore. Dio è infinito e possiede se stesso nell’amore in maniera ineffabile; è nella felicità piena e tutte le cose brutte, che succedono in questo mondo, e tutte le offese, che si alzano dalla terra al Cielo, non valgono a scalfire anche minimamente questa gioia. Dio si rivela a noi come la vera gioia, alla quale noi dobbiamo aspirare. E’ ancora la Liturgia che ce lo dice, ci dice per bocca del Battista, che non dobbiamo porre la nostra felicità nelle creature, nel possedere, nelle cose e negli affetti umani, perché sono tutte cose passeggere e illusorie. La vera felicità dobbiamo scoprire che è in Dio e perciò la vera felicità per noi è la testimonianza della buona coscienza.

Giovanni Battista ci dice che la gioia allora è fare la volontà di Dio, è osservare i suoi comandamenti; in fondo, la gioia è nel dare e non nel ricevere.

Ecco, abbiamo bisogno di meditare molto a lungo questa lezione, perché si avvicina il Natale e il Natale dice: - Guarda, Gesù, è venuto per te, accoglilo! In Lui c’è la soluzione di ogni problema, c’è il conforto ad ogni angoscia e ogni dolore. Guarda a Lui! Ma come potremo dirlo in verità, dire: “Mio Dio, sei il mio tutto”, se poniamo tanta speranza nelle cose, se abbiamo diviso il nostro cuore tra Dio e il mondo ? Perchè il peccato, che è stoltezza, è proprio la ricerca della felicità fuori di Dio, contro Dio, contro il comando di Dio.

Il peccatore va a mendicare un po’ di gioia dalle cose, illudendosi che le cose possano riempire l’anima nostra, mentre “è sempre inquieto il nostro cuore, finché non riposa in Dio”.

Lo Spirito di povertà che cosa vuol dire? “Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno” (Mt 5, 3): il distacco dalle cose, il considerare le cose solo come mezzi, il cercare periodicamente, attraverso una seria revisione di vita, di vedere dove il nostro cuore tende ad incollarsi, vedere i nostri pericoli, i pericoli della ricerca di una gioia che non è del Signore.

Oh sì! Ognuno di noi sa e deve riconoscere questa pericolosità, che ci presenta la tentazione di una gioia che non viene da Dio.

Allora ognuno di noi, in questa seconda parte dell’Avvento, cerchi di meditare come solo in Dio può trovare la gioia, come solo in Lui può rallegrarsi, come dice l’Apostolo: “Rallegratevi nel Signore sempre, ve lo ripeto ancora: rallegratevi” (Fil 4, 4).

Vedere che cosa ci resta da fare per superare quelle che sono le nostre difficoltà in quest’ordine, i nostri scogli, contro cui si è più volte arenata la nostra navigazione spirituale.

Ecco un impegno: “Mio Dio, mio tutto” è una preghiera giaculatoria che dobbiamo saper ripetere spesso. “Mio Dio, mio tutto” per vivere sempre di Lui, nella sua legge e nel suo amore.

CODICE 82NBO01312N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 12/12/1982
OCCASIONE Omelia, III Domenica di Avvento - Anno C
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La buona novella - Dio sommo Bene e somma Gioia – Lo spirito di povertà
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