Sof 3,14-18; Fil 4,4-7; Lc 3,10-18.
Anche noi ripetiamo la domanda che facevano a Giovanni Battista: “E noi cosa dobbiamo fare?”.
L’impegno è urgente, perchè la grazia del Natale è vicina e saremmo davvero colpevoli nel non saper accogliere questa grazia, nel non saperla tesoreggiare.
“Noi cosa dobbiamo fare?”. È proprio il senso della penitenza.
Penitenza è scontare i peccati; ognuno sa i peccati che ha commesso. Penitenza è purificazione. È purificazione serena, non uggiosa, non pesante; penitenza che libera, che libera noi stessi dalle nostre schiavitù.
I nostri difetti sono i nostri pesi; i nostri difetti sono le nostre schiavitù di ogni giorno, il tributo che diamo alla nostra sensibilità malata, alla nostra irascibilità frequente.
Troppo spesso noi immaginiamo che la via del Signore sia una via di sofferenza. La via del Signore è veramente una via di gioia e quando dobbiamo fare i sacrifici, i sacrifici hanno senso proprio perchè ci portano ad un gradino più alto di gioia.
Noi dobbiamo intensificare il lavoro spirituale, quel lavoro di controllo di noi stessi, quel lavoro di riflessione, di «catarsi» – come dicevano gli antichi – cioè di vera purificazione; dobbiamo porci in questa disposizione di animo, una disposizione serena ma una disposizione forte.
Noi lo sappiamo bene: a seconda di come ci prepariamo, riceviamo.
La grazia del Natale non è una bacchetta magica che opera indipendentemente dalla nostra volontà e dalla nostra disponibilità. La grazia del Natale è la grazia di apprezzare Dio in mezzo a noi, di apprezzare la sua venuta, di apprezzare il suo esempio, di accogliere la sua parola.
Il Natale si celebra non fuori, ma dentro, dentro l’anima. È questo incontro misterioso che dobbiamo realizzare con il nostro Salvatore; questo incontro misterioso che ha la base nell’amore, che ha la base nel dono, che ha la base nella comprensione.
Comprendere perchè Dio è venuto tra di noi, comprendere quello che Lui vuole da noi; comprendere la meta che ci ha assegnata; comprendere il senso, quindi, della nostra giornata, del nostro lavoro, del nostro impegno, della nostra carità, della nostra missione.
Il grido è proprio il grido perenne dell’Avvento: “Svegliati, muoviti, va’ incontro al Signore! Apprezza di più quello che Lui ti dona. Rivivi con spirito di vivacità la tua vita cristiana, perchè troppe volte ti lasci fossilizzare rapidamente, ti lasci indurire il cuore, sei un abituato, sei uno stanco, sei un indifferente. Le cose sublimi passano vicino a te, vengono a bussare al tuo cuore, ma tu non ricevi perchè non ti sei purificato, perchè non hai acquistato il senso della fede, perchè ti sei praticamente addormentato”.
Questa terza domenica di Avvento muova il nostro cuore e ci dia la grazia di essere generosi fino in fondo.
CODICE | 88NAO01311N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 11/12/1988 |
OCCASIONE | Omelia, III Domenica Tempo Avvento – Anno C |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Intensificare il cammino verso il Natale |
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