Gio 3, 1-5. 10; 1 Cor 7, 29-31; Mc 1, 14-20
… come con insistenza nella Liturgia e anche oggi con forza l’invito della conversione. Abbiamo l’invito di Giona che non è solo alla città dei vizi, Ninive, ma a tutto il popolo di Dio: “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta” (cfr. Gn 3, 4). L’invito alla penitenza è posto in termini drammatici, non dice altro il profeta. In realtà se non ci diamo al Signore e se non viviamo secondo la sua legge, nel suo amore, è la nostra distruzione. L’uomo si perde, non trova più i suoi valori e noi sappiamo com’è la nostra società senza il Signore e senza il suo Cristo, la povera società che si dibatte, che si tormenta, una società in cui si uccide per poco, in cui si inganna, in cui si opprime, in cui tutte le passioni, le più invereconde e le più deleterie, trovano il loro sfogo incontrollato. Noi lo sappiamo che più noi ci allontaniamo da Dio, più è la nostra rovina: “Ninive sarà distrutta”. Sappiamo invece che più ci avviciniamo a Dio, più realizziamo la nostra capacità, più valorizziamo i nostri doni. Non siamo mai tanto uomini quanto più siamo cristiani. Il cristianesimo non distrugge in noi l’umanità, la eleva, la purifica, la rende veramente completa. E dice l’apostolo san Paolo: la nostra conversione deve essere anche una conversione nel nostro tempo, “Passa la scena di questo mondo” (cfr. 1Cor 7, 31). Dobbiamo essere bene intelligenti nel capire la preziosità del tempo che abbiamo davanti, quel tempo che ora ci è dato e domani ci sarà tolto. Ora è un tempo di grazia e di misericordia, domani può essere un tempo di giustizia e di rendiconto. La nostra conversione è nel sapere usare bene del nostro tempo, con un senso di misura e di forza. Ora abbiamo tante grazie di Dio, sappiamo bene approfittarne. Non ci fugga nemmeno un frammento della grazia che ci dà il Signore. Lo dice in un altro punto la Scrittura: “Redimentes tempus”, voi dovete riscattare il tempo (cfr. Ef 5, 16). Voi dovete capire che nel tempo c’è l’eternità, che nel tempo c’è Dio, perché potete prendere Dio se voi usate bene il tempo, lo potete prendere come amico, lo potete prendere perché sia per l’eternità la vostra gioia.
E ancora la nostra conversione deve essere nell’ordine della socialità. Noi popolo di Dio dobbiamo portare agli uomini la salvezza. “Seguitemi. Vi farò diventare pescatori di uomini” (cfr. Mc 1, 17). Lo seguirono. La storia della Chiesa, dell’evangelizzazione dei popoli, la storia della costruzione della civiltà cristiana nasce di qui: “Lo seguirono”. E ancora per noi sta questo invito, sta questa conversione come popolo di Dio: seguirlo. Non c’è solo una giustizia individuale, c’è una giustizia sociale. Non c’è solo una testimonianza dell’individuo, c’è una testimonianza dell’intera comunità cristiana. La Chiesa è posta per la testimonianza in tutto il mondo. È l’invito a sentirsi Chiesa, è l’invito a realizzare la nostra completa vocazione, di coloro che come corpo di Cristo devono continuare la missione di Cristo. Il nostro apostolato non è solo qualche cosa di buono, è un preciso dovere. Resta allora la nostra responsabilità e in questa Liturgia vorremo meditare su questo nostro senso di responsabilità (manca la fine della registrazione).
CODICE | 73AMO01332N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 21/01/1973 |
OCCASIONE | Omelia, III Domenica Tempo Ordinario - Anno B - Messa ore 8,30 |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | La conversione |
ARGOMENTI | La conversione |
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