Is 8, 23 - 9, 3;1 Cor 1, 10-13. 17; Mt 4, 23
La Liturgia ci porta, in ispirito, alla predicazione prima di Gesù, Gesù che incomincia la sua missione pubblica, Gesù che abbiamo contemplato nell’Epifania come la luce delle genti. Gesù incomincia a diffondere la sua parola, comincia ad annunciare il suo messaggio e a chiamare: “E li chiamò” (Mt 4, 22). Ecco, poniamoci anche noi, perché è il nostro tempo di accogliere la luce e di seguirlo. E’ il nostro tempo, cioè è il periodo in cui per noi si afferma potente la grazia del Signore. Due gli atteggiamenti sostanziali: questo ascolto con tutta l’anima, con tutto il cuore, questo atteggiamento profondo di fede, questo atteggiamento di noi come individui e di noi come comunità. L’ascolto della sua Parola, è ascolto per un proseguire la nostra conversione, quella che abbiamo promesso durante l’Avvento, quella che non vogliamo ritardata, o peggio, abbandonata. Il processo di conversione è lungo e noi dobbiamo sempre interrogarci su questo dinamismo, questo dinamismo attuale e forte che ci deve caratterizzare. Processo di rinnovamento: ascoltare sul serio la sua Parola, non lasciarla appena ha passato il nostro udito, lasciarla scendere in profondità. Noi sappiamo che questo atteggiamento è chiamato con una parola sola: stare in meditazione. Noi dobbiamo sempre di più valorizzare questo nostro vero atteggiamento: meditare la Parola di Dio. Fare meditazione tutti i giorni, cioè, vuol dire ogni giorno porci a confronto con la sua Parola, ogni giorno interrogarci per diventare migliori, ogni giorno sforzarci di dare sempre di più la nostra vita a lui. C’è un modo di fare meditazione che è solo un’apparenza, è una truffa che facciamo a noi stessi, quando la cosa è discontinua, quando la cosa è formale, quando è un contatto assolutamente superficiale. Far meditazione sul serio è veramente mettere nell’anima nostra una potenza, una grande forza, la maggiore di tutte le forze: mettere nell’anima nostra la luce del Signore. “Il popolo che camminava nelle tenebre”, abbiamo letto nella prima Lettura, “vide una grande luce” (Is 9, 1). E’ un continuo interrogarci: se questa luce la lasciamo penetrare in noi o ci attardiamo, ci attardiamo nelle nostre tenebre, nei nostri difetti; se evitiamo la luce perché i nostri occhi sono malati: agli occhi malati la luce dà fastidio. Molti non vogliono fare meditazione, proprio perché non vogliono vedere la luce, non vogliono accogliere la fortezza della Parola di Dio.
Ed ecco la seconda parte che ci resta da fare: seguirlo, seguirlo fino in fondo. Notate che dice il testo evangelico: “Lasciato tutto, lo seguirono” (cfr. Mt 4, 23). Lasciarono la loro roba, il loro mestiere, la loro famiglia, lo vollero seguire. Seguire Gesù cosa vuol dire? Rompere tutti gli indugi che ci legano, tutte le cose che in qualche misura ci bloccano. Sono tante le cose che ci bloccano, sono innumerevoli le cose che costituiscono un ostacolo per noi. Quante remore, quante oscillazioni, quante forme d’indugio! Le troviamo tutte, per non darci a lui; le seguiamo tutte, tutte le strade, meno che seguire la sua. E allora vogliamo oggi ripetere il nostro amore e donarci serenamente e completamente al suo amore.
CODICE | 78ANO01332H |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 22/01/1978 |
OCCASIONE | Omelia, III Domenica Tempo Ordinario - Anno A - Imposizione medaglia miracolosa |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Conversione, Meditazione |
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