17/04/1988 - Omelia III Domenica Pasqua

Sant’Ilario d’Enza, 17/04/1988
Omelia, III Domenica Tempo Pasqua – Anno B

Ascolta l'audio

At 3, 13-15. 17-19; 1Gv 2,1-5; Lc 24, 35-48.

Dobbiamo meditare su quest’apparizione: Gesù è preoccupato che i discepoli capiscano bene il miracolo. Non è un fantasma, ha carne ed ossa; non è una immagine, non è una forma qualsiasi di apparizione. È proprio Lui, in persona!

Il suo corpo porta i segni della sua crocifissione: “Guardate le mani e i piedi – dice – sono restati i segni”. Ci sono restati e resteranno perchè sono i segni dell’amore, i segni del dono, i segni della sua vicinanza alla nostra umanità, alla nostra miseria.

Poi Gesù sottolinea come tutto è avvenuto in un piano divino, in un piano di amore, in un piano di salvezza: “Era necessario che il Cristo soffrisse per resuscitare”. Era l’insegnamento perenne anche per i suoi.

Prima cosa: i suoi dovevano credere alla resurrezione dei corpi. “Come è risorto Cristo – soggiungerà san Paolo – così risorgeranno i cristiani che sono membra di Cristo” (Cfr 1 Cor 15, 20-22). Ne deriva la dignità del nostro corpo, la dignità che consegue proprio alla redenzione. Gesù ha redento la nostra anima e ha redento il nostro corpo. La dignità del nostro corpo.

Il nostro corpo risorgerà glorioso e sarà nel Paradiso come nel Paradiso vi sono il corpo di Gesù e quello della Beata Vergine. Il nostro corpo deve essere dunque collaboratore dell’anima; non deve essere uno strumento, non deve essere qualche cosa che si butta via. Deve essere rispettato in noi stessi e negli altri.

La dignità del corpo viene dalla dignità della creazione di Dio e della redenzione di Cristo. Il nostro corpo va trattato bene, non deve essere avvilito, non deve essere oggetto di passione, oggetto di cattiveria, oggetto di oppressione.

Il nostro corpo va trattato bene. E va trattato bene il corpo degli altri. Dobbiamo vedere come il Signore ci redento, vedere che tutto l’uomo, tutto l’uomo è salvato! Risorgeremo anche noi, proprio con il nostro corpo; anche noi!

Pensiamoci spesso: risorgeremo e risorgeremo come abbiamo seminato, come abbiamo trattato, come abbiamo voluto, per noi e per gli altri.

La dignità del corpo il Signore l’aveva già sottolineata nel quinto e nel sesto Comandamento: “Rispetta, abbi il senso della proporzione! Le cose sono le cose, ma il tuo corpo non è una cosa da spremere per avere i piaceri più o meno leciti; il tuo corpo fa parte di te stesso e devi averne molta stima. Come il corpo di Gesù, così devi avere la visione del tuo corpo”.

Seconda cosa: la partecipazione che dobbiamo avere anche noi alla redenzione di Cristo per la salvezza nostra e per la salvezza di tutta l’umanità.

“Era necessario che patisse”; è necessario che anche noi patiamo, che anche noi sappiamo finalizzare il nostro soffrire, il nostro dolore, che non ci smarriamo di fronte al dolore, di fronte alla prova. Come Gesù ha patito, così uniamoci anche noi a Lui. Il patimento non è segno dell’azione di castigo divino; non è Dio che castiga.

La sofferenza è permessa e voluta per la nostra partecipazione al mistero della croce; è voluta perchè noi uniamo noi stessi a Gesù. Se vogliamo essere nella gloria con Lui, dobbiamo accettare di essere sulla croce con Lui.

Santifichiamo dunque le nostre pene, le nostre tribolazioni; santifichiamo le nostre tentazioni, respingendole e rendendole motivo di amore.

Ecco, in questo senso, capiamo quanto è giusto unirci a Gesù e ripetere la nostra fede nella sua azione e nella sua misericordia.

CODICE 88DGO01362N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 17/04/1988
OCCASIONE Omelia, III Domenica Tempo Pasqua – Anno B
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Dignità del nostro corpo; la nostra partecipazione alla redenzione
Condividi su
MOVIMENTO FAMILIARIS CONSORTIO
Via Franchetti, 2
42020 Borzano
Reggio Emilia
Tel: + 39 347 3272616
Email: info@familiarisconsortio.org
Website: familiarisconsortio.org
  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAPCREDITS