Es 3, 1-8. 13-15; 1 Cor 10, 1-6. 10-12; Lc 13, 1-9
“Vi dico: se non vi convertite perirete tutti” (* Lc 13, 3). E’ la parola di Gesù che la Liturgia oggi ci trasmette. È una parola grave, è una parola che dobbiamo raccogliere con trepidazione e con umiltà, perché troppe volte la nostra vita, piuttosto che essere uno sbocciare di opere buone, è una lampante contraddizione con quello che professiamo con la bocca.
Il Signore ci dia la grazia di capire che cosa dobbiamo cambiare, a livello comunitario e a livello personale.
Noi oggi abbiamo particolarmente in evidenza uno specchio, Colei che è chiamata “Specchio di giustizia, Specchio di santità”. Nel Cuore Immacolato di Maria, noi possiamo vedere meglio la volontà di Dio a nostro riguardo.
Abbiamo ascoltato nelle prima Lettura l’apparizione di Dio sull’Oreb. La tradizione vede in quel fuoco, che arde e non si consuma, l’immagine della beata verginità della Madonna, perché la Madonna arse di un fuoco purissimo, obbedì alla volontà di Dio, accettò di divenire madre, senza che fosse toccata la sua verginità. Guardiamo dunque a Lei, guardiamo alla sua mirabile fede, alla sua pronta esecuzione della volontà di Dio, alla sua letizia nel fare la volontà di Dio. “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore”: Lei stessa ha detto questo.
Una prima cosa allora vogliamo raccogliere: vogliamo particolarmente interrogarci sulla volontà di Dio pronta, fedele, perseverante; sulla volontà di Dio, come è realizzata da noi, perché sta proprio qui: la volontà di Dio. Chi fa la volontà di Dio ha raggiunto tutto quello che deve raggiungere, deve solo stare attento al modo. La nostra comunità deve fare continuamente il confronto sulla volontà di Dio, se l’esegue e se con gioia, con pienezza, con umiltà realizza questa volontà.
Abbiamo bisogno di uno spirito forte, abbiamo bisogno di uno slancio costante. Troppo spesso noi ci addormentiamo e allora la nostra vita diventa una consuetudine, più che diventare uno slancio; diventa una consuetudine sonnacchiosa, più che diventare un’acquisizione continuamente forte e continuamente nuova. “Benedici il Signore, anima mia” (Sal 102, 1). Ecco, il compito di una comunità cristiana è nell’ordine della benedizione. La prima in ordine a tutte le altre volontà di Dio sta qui: la comunità cristiana deve dare a Dio la lode perenne, deve pregare e benedire, deve ringraziare e invocare. Noi dobbiamo pregare per chi non prega, benedire per chi maledice, dobbiamo ringraziare per chi riceve e ha solo parole di amarezza.
La conversione della nostra Parrocchia è prima di tutto una conversione di preghiera e come potremo aiutare gli altri e portarli a questa lode a Dio, se noi siamo pigri, se la nostra preghiera non è adeguata, se il nostro ringraziamento non è completo, se la nostra partecipazione è intermittente? Bisogna che arriviamo a una preghiera più vasta, a una preghiera più profonda, a una preghiera più consapevole, a una preghiera proprio come l’ha chiesta la Madonna a Fatima, una preghiera fervida, un’intercessione potente. “Benedici il Signore, anima mia”! Ecco, la comunità deve avere un’anima e quest’anima deve essere un’anima di preghiera, un’anima che si alza forte e grande. E’ così che noi domandiamo questa grazia di preghiera alla Beata Vergine, questa grazia di preghiera per tutta la comunità, perché non siamo tardi, perché non siamo sonnacchiosi e distratti, perché tutti insieme e ognuno di noi sappia più intensamente pregare.
Ma dice, nella seconda Lettura, san Paolo che i prodigi dell’Esodo erano figura dei prodigi che si adempiono nella nuova legge. Mangiarono tutti lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale. Oh, il nostro cibo e la nostra bevanda non è forse il Corpo e il Sangue del Signore? Non è forse Lui che ci ha seguiti? "Una roccia spirituale che li accompagnava e quella roccia era Cristo” (1 Cor 10, 4).
Ecco, il mistero Eucaristico è il centro della Chiesa e il centro di ogni comunità cristiana: è nell’ordine della Liturgia, particolarmente della Liturgia eucaristica, che dobbiamo di nuovo interrogarci. È questa Liturgia che noi dobbiamo vivere potentemente insieme, proprio perché è sentita di grande potenza dentro ogni anima. La celebrazione liturgica è il culmine di tutta la vita della Chiesa ed è la fonte dalla quale prende ogni energia.
Interroghiamoci, perché la nostra vita eucaristica deve essere intensamente accresciuta: una partecipazione viva, sentita, di piena responsabilità, una partecipazione intensa e forte. Cristo è vita. Nell’Eucarestia si rinnova il memoriale della sua morte e della sua resurrezione, si rinnova dunque l’opera della nostra salvezza. È qui, è nell’Eucarestia, dove tutto deve convergere. È proprio attraverso la nostra partecipazione che anche gli altri riceveranno la vita, che anche gli altri capiranno che fuori di Cristo, del suo mistero, c’è solo desolazione e buio; ma se siamo fiacchi, se non comprendiamo noi Cristo, se non ci uniamo al suo sacrificio, se non ci cibiamo bene delle sue carni e non beviamo bene il suo sangue, noi manchiamo alla nostra responsabilità!
Conversione all’Eucarestia, conversione piena e grande! La nostra vita deve essere una Messa prolungata, perché gli uomini vedano le nostre opere buone e glorifichino il Padre. Ecco allora, noi chiediamo alla Madonna queste due grazie di conversione: la conversione alla preghiera, la piena nostra partecipazione al mistero pasquale di Gesù.
CODICE | 80C8Q01342N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 09/03/1980 |
OCCASIONE | Omelia, III Domenica di Quaresima - Anno C |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Conversione – Preghiera e partecipazione della comunità cristiana alla Liturgia |
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