26/02/1978 - Omelia III Domenica Quar

Sant'Ilario d'Enza, 26/02/1978
Omelia, III Domenica Quaresima - Anno A

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Es 17, 3-7; Rm 5, 1-2; 5-8; Gv 4, 5-42

Il simbolismo dell’acqua. Tutta la Liturgia oggi insiste su questo simbolismo: dove manca l’acqua è il deserto e nel deserto si ribellarono gli Ebrei, si ribellarono a Dio, non credettero alla sua provvidenza e al suo amore. L’acqua diventa simbolo di gioia, simbolo di amore, simbolo di una vita che è partecipata nell’amore, è l’acqua misteriosa che vuole dare Gesù, è quest’acqua alla quale gli uomini devono attingere.

Non è forse Gesù, il suo mistero di grazia quello che salva l’umanità? Non è in lui che tutta la nostra vita prende un significato e un valore? Non è in lui che noi possiamo trovare la speranza della vita, la speranza di ogni giorno? Eppure noi lo vediamo stanco sull’ora del mezzogiorno, dopo aver fatto un cammino lungo sotto il sole cocente, stanco, sedersi e domandare da bere. Nota sant’Agostino: un Dio stanco, un Dio stanco che però promette alla samaritana un’acqua, che sale fino alla vita eterna.

È Dio che ha sete dell’uomo, che vuole dire all’uomo di staccarsi da tutti i suoi piaceri, da tutti i suoi idoli, da tutte le sue pretese consolazioni per rivolgersi a lui, per essere in lui. Un Dio stanco allora, un Dio forte, un Dio che sa dare all’umanità l’unica ragione di vivere, l’unico senso di esistenza. È lui che, come spiega alla samaritana, è diventato l’unico tempio, il tempio vivo dove si può lodare e benedire Dio, dove si può trovare Dio, dove ci si può incontrare con Dio. “E’ venuta l’ora ed è adesso”.

Ecco, tutti gli uomini sono chiamati ad un incontro forte con Cristo. Tutti gli uomini! In Cristo trovano la grazia, cioè in Cristo trovano una comunicazione meravigliosa di amore, un dono soprannaturale che trasforma tutta l’anima.

Allora in Cristo l’uomo diventa figlio di Dio, in Cristo l’uomo diventa santo, diventa un vero amico di colui che gli sembrava così lontano.

Oh, il prodigio, il miracolo di Cristo! Il suo Cuore è per l’umanità. “Levate il capo, è già la messe”. E’ già la messe, cioè in lui tutta l’umanità può e deve salvarsi, tutta l’umanità deve trovare la sua fortezza, deve trovare la risoluzione dei suoi problemi.

L’invito di questa domenica di Quaresima è allora molto evidente: unirci a Cristo, al suo mistero, alla sua grazia, ricevere l’amore di Cristo.

Allora la penitenza quaresimale non diventa solo una purificazione, diventa un itinerario per incontrarci con lui, per convertirci a lui, per darci completamente a lui nella confidenza e nell’abbandono, nel superare le nostre miserie e nel sentire la nostra vocazione di figli di Dio.

Ecco, san Paolo nella seconda Lettura ci ricorda come abbiamo una partecipazione allo Spirito, una partecipazione meravigliosa.

Noi siamo figli di Dio e “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci è stato donato”.

Domandiamo una partecipazione forte di Spirito, perché ci faccia capire, ci guidi, dia ai nostri sentimenti la dignità, alle nostre azioni una trasformazione, che sia veramente adatta a dei figli, a degli amici di Dio e a dei fratelli di Gesù.

CODICE 78BRO01342N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 26/02/1978
OCCASIONE Omelia, III Domenica Quaresima - Anno A
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Ricevere l’amore di Dio
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