26/02/1989 - Omelia III Domenica Quar

Sant’Ilario d’Enza, 26/02/1989
Omelia, III Domenica Tempo Quaresima – Anno C

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Es 3,1-8. 13-15; 1 Cor 10,1-6.10-12; Lc 13, 1-9.

La vera penitenza, la prima, la fondamentale penitenza che dobbiamo compiere è proprio in ordine alla nostra mentalità: pensiamo troppo umanamente, giudichiamo umanamente, crediamo di essere saggi.

La vera saggezza viene da Dio.

La nostra conversione sta nel prendere la rivelazione di Dio, i suoi giudizi, i suoi apprezzamenti, i suoi gusti e uniformarci a Lui.

Dobbiamo essere come Gesù. Un cristiano non ha una meta inferiore. Deve diventare come Gesù, non deve guardare agli altri, non deve guardare ai cattivi esempi di chi li dovrebbe dare buoni. Ancor meno deve guardare a quello che dice il mondo, ma deve accogliere la parola di Dio e renderla la vera forza della propria vita.

Avete sentito la rivelazione a Mosè: “Io sono Colui che Sono” dice Dio, manifestando la sua trascendenza e la sua autorità.

Bisogna che noi camminiamo nella sua luce, che facciamo quello che Lui desidera. E, siccome ci ha dato Gesù, su Gesù deve improntarsi tutta la nostra azione.

Dobbiamo diventare dei veri discepoli; la Quaresima insiste non solo perché compiamo certe preghiere e realizziamo certi riti, ma insiste perché scendiamo in profondità. La profondità sta nel cambiare il modo di pensare, il modo di sentire, il modo di gustare le cose.

Noi dobbiamo improntarci, conformarci a Gesù. E l’aiuto l’abbiamo particolarmente nella Santa Vergine, la quale, prima di essere Madre di Gesù, è stata Discepola di Gesù, e noi guardiamo il mirabile esempio che ci ha dato.

Stare vicino a Gesù come c’è stata Lei; sentire con umiltà e con tanta sete le parole di Gesù, conservarle nel nostro cuore, lasciarci trasformare dalla sua grazia.

Sulla croce Gesù ha compiuto il sacrificio della redenzione perché noi fossimo non più della terra, ma fossimo del suo regno. “Il regno di Dio è vicino” diceva Giovanni Battista (Mt 3,2) e Gesù stesso lo ripeteva (Mt 4,17; Mc 1,14).

Bisogna che noi sentiamo questo regno come desiderio di essere totalmente di Gesù, così come lo è stata la Beata Vergine, desiderio di essere suoi e realizzare questo nella vita di ogni giorno. Cominciare a giudicare la gerarchia dei valori, ciò che è più importante da fare, ciò che è meno importante: la preghiera è la cosa fondamentale; il nostro dovere, il nostro dovere fatto per il Signore, non fatto perché gli uomini vedano e gli uomini lodino, ma fatto ogni giorno con maggiore generosità del giorno precedente, con più forza, perché possiamo salire ogni giorno della nostra Quaresima in purificazione di spirito, in generosità profonda e grande. Il nostro dovere, il nostro dovere di carità, il nostro dovere di umiltà, il nostro servizio all’esigenza dell’ambiente in cui viviamo.

Impegnarci, impegnarci serenamente: questa è la vera penitenza. La vera penitenza è abbandonare noi stessi e ripetere con l’apostolo Paolo: “Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me” (Gal 2,20).

Invochiamo la Beata Vergine affinché ci aiuti, ci dia energia, ci dia perseveranza, ci dia soprattutto l’amore, l’amore a Gesù perché dobbiamo essere entusiasti di Lui, di ciò che ci ha insegnato con la parola e con l’esempio.

Uniamoci a Gesù con molta fede.

CODICE 89BRQ01342N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 26/02/1989
OCCASIONE Omelia, III Domenica Tempo Quaresima – Anno C
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Uniformarci a Gesù
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