10/03/1985 - Omelia III Domenica Quar

Sant'Ilario d'Enza, 10/03/1985
Omelia, III Domenica Tempo Quaresima - Anno B

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Es 20, 1-17; 1 Cor 1, 22-25; Gv 2, 13-25

“Egli parlava del tempio del suo corpo”. Mirabile tempio dove si è realizzato il pieno della redenzione, dove c’è stata la gloria piena di Dio, dove si è verificata la grande dignità di noi uomini, perché il Verbo si è fatto carne ed ha abitato tra noi. E questo ha fatto il Signore: ci ha redenti e anche il nostro corpo è diventato un tempio, il nostro corpo, perché è venuto a redimere tutto l’uomo, non solo una parte dell’uomo. Tutto l’uomo è consacrato e ammesso nei segreti più alti della divinità. E così giorno per giorno l’uomo deve partecipare a questa redenzione. Non dunque l’idolatria del corpo, nemmeno il disprezzo del corpo, poiché lui ha preso il nostro corpo. Il nostro corpo deve essere mantenuto nella dignità che compete ai figli di Dio, il nostro corpo deve essere quello che contribuisce alla nostra felicità eterna e, se particolarmente in Quaresima parliamo di penitenza e di mortificazione della nostra anima e ancora del nostro corpo, non è perché gli vogliamo male, è perché vogliamo liberarlo dalla schiavitù di un istinto sfrenato e incontrollato e perché il nostro corpo possa essere fedele e generoso. Non è piccola dignità che nel nostro corpo venga il suo Corpo. Oh, lo dobbiamo ricordare con commozione, tutte le volte che facciamo la Comunione: “Io sono il pane di vita” (cfr. Gv 6,35; 6,48), ha detto, “Chi mangia di me vivrà di me (cfr. Gv 6,57). Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (cfr. Gv 6,54). Siamo fatti non per la morte, siamo fatti per la risurrezione, perché il nostro corpo parteciperà per l’eternità alla condizione dell’anima. Teniamo bene il nostro corpo, santifichiamo il nostro corpo, non strumentalizziamolo che serva a delle passioni incontrollate, non strumentalizziamolo perché resti così nella sua povertà e nella sua miseria, staccato così dalle ragioni dell’anima, staccato così dalla grazia che regna, deve regnare nell’anima, perché il nostro corpo sia così a immagine del Corpo di Gesù. Risorgeremo. La Quaresima ci porta a un’unione stretta con il Mistero Pasquale, che è mistero di morte ma è mistero ancora di risurrezione e di gloria. Impegniamoci dunque a un dominio più forte, più generoso, a un dominio continuo del nostro corpo, perché noi che predichiamo Cristo crocefisso, noi predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Dobbiamo manifestare e glorificare Dio anche col nostro corpo. Santifica allora e sappi usare la mortificazione, la penitenza nella certezza che ciò che è seminato avrà un frutto meraviglioso. Guarda sempre con grande speranza Gesù e unisci tutta la tua volontà, perché tutto in te sia degno, sia santo, sia conforme a Gesù. Lui ha voluto essere per noi oblazione e offerta meravigliosa al Padre e sulla croce ha immolato il suo corpo, perché il nostro corpo fosse vera strada di redenzione e di grazia. Diciamo al Signore il nostro ringraziamento e impegniamoci a santificare tutto il nostro essere generosamente e fedelmente ogni giorno.

CODICE 85C9Q01342N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 10/03/1985
OCCASIONE Omelia, III Domenica Tempo Quaresima - Anno B
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Dominio di sé, santità del corpo
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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