21/03/1976 - Omelia III Domenica Quar ore 6.30 e ore 8.15

Sant'Ilario d'Enza, 21/03/1976
Omelia, III Domenica Tempo Quaresima - Anno B - Messa ore 6, 30 e 8, 30

Ascolta l'audio

Es 20, 1-17; 1 Cor 1, 22-25; Gv 2, 13-25

OMELIA ORE 6, 30

Dio ci ama e, proprio perché ci ama ci dà una legge, ci dà una legge perché è una forza, è un indirizzo, è una prova. La legge di Dio è data per la nostra felicità perché noi, ubbidendo a Dio, abbiamo la sicurezza di camminare in una strada che fa il nostro profitto, il profitto del tempo e dell’eternità e il profitto del nostro prossimo.

Alcuni si immaginano un Dio geloso, che dia la sua legge per il suo comodo. No, Dio non ha bisogno del nostro ossequio, non ha bisogno della nostra obbedienza! Siamo noi che abbiamo bisogno di ubbidirgli perché, se obbediamo a lui, noi dimostriamo di aver capito il nostro Dio, la sua provvidenza, la sua disposizione.

Ecco perché è giusto che, chi osserva la legge di Dio la osservi non solo per timore, ma per amore. L’osservare la legge di Dio dev’essere per noi un grande amore, una grande gioia. Dio è esigente, certamente, però la sua esigenza corrisponde a tutto il suo piano di salvezza: esige, domanda, per donare.

Ecco, il Vangelo ci presenta Gesù, che con energia vuole la santità del tempio, con energia non scende a mezzi termini, non prega, non chiede, esige: “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato” (Gv 2, 16). Ecco, è così: chi non si cura della legge di Dio, chi disubbidisce a Dio entra in una sostanziale profanazione.

A disobbedire a Dio, profaniamo noi stessi; rovinare il piano di Dio è rovinare la nostra pace, rovinare il piano di Dio è porci in una posizione di disordine e di rovina, rovina nostra interiore, il tempio della nostra anima, rovina della nostra società. Perché tante miserie? Perché tanto disordine? Perché non si osserva la legge di Dio, non si ha più quella dipendenza da Dio, quell’umiltà, quella prontezza, quella disponibilità che la legge di Dio esige. L’uomo si crede autonomo, l’uomo si illude di poter fare le cose bene lui, con la sua sapienza, e costruisce invece in una stoltezza terribile, terribile in se stessa, perché rovescia quella che è la costituzione fondamentale di tutto il creato, terribile per le sue conseguenze, perché allora è una forma di violenza. E la nostra società diventa sempre più violenta e sempre più terribile per chi è debole; la nostra società diventa ingiusta, diventa progressivamente ingiusta, man mano che si stacca da Dio.

Ecco allora ognuno di noi deve misurare la propria onestà su questo metro: l’osservanza dei comandamenti di Dio; li dobbiamo amare, li dobbiamo osservare anche nelle più piccole cose, dobbiamo gloriarci di questi nostri precisi impegni. Ci dobbiamo gloriare, gloriare di essere coerenti e logici, gloriare di camminare in una via che indubbiamente porterà i frutti migliori.

“Beato chi osserva la tua legge, o Signore” (Sal 112, 1; Pr 29, 18): questa frase del Salmo dobbiamo stamparla bene nel cuore; osserviamo tutti i comandi, osserviamoli con tutto il cuore, qui sta veramente il significato di tutte le nostre tribolazioni. Tribolassimo anche fino alla sofferenza, tribolassimo anche fino al martirio, noi siamo sicuri di essere nella strada giusta, perché la strada che ci ha indicato Gesù è la strada, sì, della passione: “Predichiamo Cristo crocefisso”, ci ha detto san Paolo nella seconda Lettura, “ma quel Cristo crocefisso che, se è stoltezza per i pagani e se è scandalo per i Giudei, è la sapienza, è la potenza, è la risurrezione, è la gloria eterna” (cfr. 1 Cor 1, 29-30).

OMELIA ORE 8, 30

Dice il Salmo 118: “La tua legge, o Signore, è santa e dà vita all’anima” (Sal 118, 144).

Ecco il significato della Liturgia di oggi. Nella prima Lettura vi è il testo della legge comunicato sul Sinai e quella legge, dirà san Paolo, era osservata in timore, quella legge veniva osservata come gli schiavi obbediscono al loro padrone. Ma il Signore voleva ben altro, voleva che la sua legge venisse osservata con amore, con un grande amore, con l’amore che si è manifestato nel primo nostro fratello, Cristo Gesù, che ha accettato la volontà del Padre e, umile e obbediente, si è lasciato mettere in croce. “Noi predichiamo Cristo crocefisso”. Ecco, è Gesù che nella sua agonia ripete: “Non la mia volontà, ma la tua, o Padre” (Lc 22, 42), riconoscendo nel Padre la sapienza e la bontà infinita, che non domanda nulla ai suoi figli se non per il loro bene, per la loro crescita, per la loro piena maturità; che non domanda nulla, se non quello che ci porta a vivere poi da figli di Dio, a vivere degnamente nella casa del Padre. “Voi avete fatto della casa del Padre un luogo di mercato” (Gv 2, 16), rimproverava duramente Gesù. Ecco, la casa del Padre è il mondo intero, la casa del Padre è particolarmente la Chiesa di Dio, che noi dobbiamo realizzare così, giorno per giorno nell’ubbidienza, nell’umiltà, nel servizio e nella carità. E Gesù diceva: “Mi chiedete dei miracoli, ma il miracolo grande è proprio questa meravigliosa donazione che io farò, questa donazione che si realizzerà nella sua pienezza in tre giorni: la mia morte e la mia resurrezione”. Questo è il segno, il segno della carità infinita del Padre, che “ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3,15).

In questa Quaresima noi dobbiamo rivedere tutta la nostra posizione di vita cristiana, la dobbiamo rivedere tutta, particolarmente in questa esigenza di centralità che è l’amore, perché la nostra vita cristiana dev’essere sostanziata di amore, dev’essere sostanziata di un dono, che solo nell’amore ha il suo significato. Il servizio a Dio non è che un servizio di figli. “Lo zelo della tua casa mi divora” (Sal 119, 139), dice il Salmo. E’ proprio così, “lo zelo per la tua casa”, ed è il regno di Dio ed è tutta l’esigenza del regno di Dio, “mi divora”.

Ecco come dobbiamo buttare via la stanchezza, la noia, il servizio faticoso, l’osservare quelle quattro cose o quelle quattro devozioni. “Lo zelo per la tua casa mi divora”, cioè mi prende totalmente, mi occupa, dà un senso a tutto il mio pensare, dà un senso a tutto il mio agire: “mi divora”.

Ecco lo slancio, ecco l’entusiasmo, ecco la forza.

Noi vogliamo con tutto il cuore rapportarci a questa impostazione, vogliamo veramente donare al Signore con un cuore pieno di forza, pieno di gioia. La nostra penitenza quaresimale, lo ricorderemo ancora domenica prossima, la “domenica in laetare”, il nostro impegno è un impegno convinto di anime, che sentono la penitenza come una liberazione, sentono la preghiera come una ricchezza, sentono che la Quaresima è data proprio per rinnovarci, per fare della nostra vita cristiana un inno nuovo al Signore: “Cantate al Signore un canto nuovo” (Sal 149, 1), dice il Salmo: “Cantate al Signore un canto nuovo”.

Ecco, fare della Quaresima una novità, una novità di vita, una novità di amore, una novità di servizio. “Portate via queste cose”, ecco, ognuno di noi senta l’invito a portare via “queste cose”, le cose che ingombrano, le cose che sembrano devozione e sono solo egoismi. “Portate via queste cose”: ognuno di noi, se guarda bene, ha le sue e ognuno di noi dica con tutto il cuore volentieri il suo sì alla grazia di Dio.

CODICE 76CMO01342N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 21/03/1976
OCCASIONE Omelia, III Domenica Tempo Quaresima - Anno B - Messa ore 6, 30 e 8, 30
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La legge di Dio: l’amore
Condividi su
MOVIMENTO FAMILIARIS CONSORTIO
Via Franchetti, 2
42020 Borzano
Reggio Emilia
Tel: + 39 347 3272616
Email: info@familiarisconsortio.org
Website: familiarisconsortio.org
  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAPCREDITS