17/03/1974 - Omelia III Domenica Quaresima ore 6.30 e 8.15

Sant'Ilario d'Enza, 17/03/1974
Omelia, III Domenica Tempo Quaresima - Anno C - Messa ore 6, 30 e 8, 30

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Es 3, 1-8. 13-15; 1 Cor 10, 1-6. 10-12; Lc 13, 1-9

MESSA ORE 6, 30

L’insegnamento che ci dà la Liturgia oggi è il farci considerare la serietà della proposta che Dio ci fa. Dio dice sul serio. La risposta dell’uomo non può essere una risposta svagata e distratta, una risposta superficiale e fluttuante, deve essere una risposta seria.

La vita spirituale, l’adesione al Signore è una cosa che ci deve impegnare totalmente.

Avete sentito nella prima Lettura: l’iniziativa è di Dio, è lui che parla a Mosè, è lui che lo chiama, è lui che lo manda per dire al suo popolo: “Ecco io sono pronto. Se lo volete, io vi faccio una proposta di amore, una proposta di salvezza” e il popolo ebreo, da quella proposta, ha poi tutta la storia sua.

San Paolo nella seconda Lettura ci sottolinea come la storia di questo popolo, chiamato ad una speciale vocazione, è un segno della proposta che è fatta a noi. Dice l’apostolo: “Tutto è avvenuto come una figurazione” e noi abbiamo la stessa proposta da parte di Dio. Passarono il mar Rosso: anche noi, con il Battesimo, siamo stati chiamati a salvarci mediante l’acqua. La strada degli ebrei nel deserto è il simbolo della nostra vita, che deve passare attraverso le prove e le solitudini. E come loro ebbero un pane prodigioso e un’acqua prodigiosa, così è ancora per noi, che abbiamo il Pane della proposta, cioè il Pane dell’alleanza, abbiamo l’Eucaristia e abbiamo l’acqua che disseta e ci conduce fino alla vita eterna, che è la verità del Signore.

E perciò è evidente la nostra risposta: deve essere una risposta piena e generosa, non possiamo rimanere a mezzi termini. La cosa più brutta è un cristianesimo a mezzi termini, un cristianesimo non a misura d’uomo, ma deformato dall’uomo, un cristianesimo che perciò risente di tutte le nostre miserie e le nostre limitazioni, un cristianesimo angolato alla nostra maniera, non alla maniera di Cristo.

Ecco allora l’insegnamento di questa domenica di Quaresima: riguarda la tua fede, riguarda l’impostazione della tua vita cristiana. È una riposta adeguata, giusta? E’ una risposta vera? E che cosa ti manca? Il Signore nel Vangelo parla di una terribile condizione, di una terribile situazione in cui si viene a trovare uno che rifiuta, di uno che rifiuta del tutto o a metà. E il Signore ci dice: “Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”, cioè tutti veniamo ad essere occupati e frastornati dalle nostre cose umane senza senso, senza dignità, senza ordine.

La salvezza viene nell'adesione completa alla Parola del Signore, allora sì che portiamo frutti, allora sì che non sfruttiamo il terreno.

È il discorso del sentirsi nel popolo di Dio come colui che dà, come colui che porta frutti, non come il parassita che pensa solo a sé e nella Chiesa è semplicemente un motivo di cattivo esempio.

La riforma della nostra vita: come la dobbiamo desiderare! E come dobbiamo invocare lo Spirito Santo perché ce ne faccia capire i termini! Perché, se non è lo Spirito Santo, noi ci illudiamo, ci illudiamo di essere dei giusti, ci illudiamo di essere dei perfetti, ci illudiamo e diciamo che non c’è male, c’è qualche cosa, ma non c’è male e forse dobbiamo invece cominciare fin dal principio, fin dalla radice.

È necessario che noi domandiamo al Signore, ed è un’istanza molto forte della Quaresima, che domandiamo al Signore la grazia di essere completamente diversi, perché questo vuol dire convertirsi, secondo i parametri che il Signore stesso ci ha dato: l’amore di Dio e l’amore del prossimo, un concreto modo di tradurre l’amore di Dio, un concreto amore verso il nostro prossimo.

Ecco, è qui la nostra fedeltà. Dio è fedele, domanda degli interlocutori attenti e fedeli.

Diciamo dunque anche oggi un nostro sì, ma un sì che sia motivo di vera riforma della nostra vita, un sì che sia un vero motivo di essere nella Chiesa a buon esempio, a edificazione, perché tutti insieme possiamo fare la vera comunità, la comunità nella quale il Signore è tutto: è il capo, è l’ispiratore, è la guida.

MESSA ORE 8,30

La nostra riflessione è sui doni di Dio e sul profitto che noi ricaviamo dai doni di Dio. Avete sentito san Paolo, san Paolo, tracciando una sintesi della storia del popolo eletto, dice che tutti furono donati da molti miracoli, ma non tutti corrisposero, su di loro non scese la compiacenza di Dio; su tutti, perché una parte abusò dei doni, una parte non si rese degna.

Certo, nella nostra vita anche noi abbiamo avuto molte grazie di Dio, molti inviti al tempio, molte spinte dallo Spirito Santo, ma a che punto siamo? Ma che progresso abbiamo fatto nel bene? Il Signore può essere contento di noi? Sta tutto qui, se il Signore è contento di noi. Se il Signore è contento di una vita cristiana, perché lui l’ha piantata come un albero, l’ha fatta curare, ha aspettato i frutti e sono venuti questi frutti? Ecco, l’interrogativo è posto in una maniera totale: “Vengo a cercare frutti, ma non ne trovo. Taglialo!” (cfr. Lc 13, 7).

E i frutti nostri sono le nostre opere buone e i frutti nostri sono le nostre preghiere e i frutti nostri sono realizzare nella nostra vita, a somiglianza di ciò che ha realizzato il Signore.

L’interrogativo si fa tanto più forte, quanto più forti sono le parole del Signore: “Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13, 3). Cioè, se da una vita dissipata, se da una vita egoistica, se da una vita poco o niente cristiana nella sostanza, se non ci convertiremo, periremo, cioè la nostra vita davanti agli occhi di Dio non avrà significato, non avrà valore, non avrà peso. E se sciupiamo il tempo, sciupiamo anche l’eternità, perché non si raccoglie se non si è seminato.

Perciò, l’invito della Liturgia oggi è proprio questo, di scendere fino in fondo alla nostra anima, per giudicare ciò che facciamo di bene. La Quaresima è un motivo forte di riflessione. Vai bene? Potresti fare di più? Potresti essere più buono, più generoso, più caritatevole, più impegnato nelle opere buone, più generoso nelle mille circostanze della tua giornata? Ecco, fallo! Questo vuol dire convertirsi, da una vita povera di bene e di fede passa ad una vita ricca di amore.

È il Signore, che nella Quaresima misteriosamente appare a noi come è apparso a Mosè e ci dice di compiere bene la nostra missione di cristiani e di vivere, così, serenamente ogni giorno con la fortezza che ci viene dalla Parola di Dio, da Gesù nostro Salvatore crocefisso.

CODICE 74CGQ01342N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 17/03/1974
OCCASIONE Omelia, III Domenica Tempo Quaresima - Anno C - Messa ore 6, 30 e 8, 30
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI I doni di Dio e la risposta nostra
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