21/12/1986 - Omelia IV Domenica Avv

Sant’Ilario d’Enza, 21/12/1986
Omelia, IV Domenica Tempo Avvento – Anno A

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Is 7,10-14; Rm 1,1-7; Mt 1,18-24

Per potere capire il Natale dobbiamo guardare a Maria Vergine e a san Giuseppe, suo sposo. Dobbiamo capire un mistero, il mistero di più consolazione e di più gioia di tutti i misteri: abbiamo, in Gesù, Dio con noi, l’Emmanuele.

Dobbiamo particolarmente guardare al Cuore della Madonna. Tre splendori ci colpiscono subito.

Ci colpisce lo splendore della sua purezza. L’Immacolata raggiunge la statura non immaginabile tanto è grande. Uno splendore vivissimo che confonde il mondo, che smentisce il mondo, che dà a noi il senso vero delle cose, la proporzione delle cose. Ha consacrato se stessa a Dio. Questa consacrazione è la base di tutti gli altri doni. Ha consacrato il suo Cuore e il Signore ha mandato lo Spirito Santo. Una purezza meravigliosa, fatta di amore, fatta di dono, fatta di esclusività. Amare tanto Dio da non volere nessun altro amore; amare tanto Dio da capire nel suo amore tutte le altre cose. Tutte le cose belle e sante vengono da questa comprensione.

Un secondo splendore vediamo in Maria: lo splendore della sua umiltà. Si proclama “la serva del Signore” (Lc 1,38) e tutta la sua vita è una dimostrazione di questa dipendenza, di questa adesione totale. È veramente meravigliosa un’umiltà che sa collocare Dio e sa collocare se stessi. Sa collocare Dio, l’Assoluto, il principio di ogni bene. Sa collocare se stessa, vedendosi nel quadro della provvidenza, nel piano di Dio che la fa grande, anche se in se stessa riconosce che non c’è nulla che non sia dono.

Il terzo splendore: lo splendore della sua ubbidienza. Un’ubbidienza fatta di tanta comprensione, di tanta unione con la volontà di Dio, un’unione che la identifica completamente con la volontà divina. Vuole quello che vuole Dio, vuole tutto quello che vuole Dio, vuole solo quello che vuole Dio.

Restiamo ammirati da tanto splendore, da tanta ricchezza di dono e vogliamo porci con vero desiderio davanti alla Madonna e prenderla come nostro motivo di fede, di progresso, di generosità continua, perché anche nel nostro cuore risplenda la santità di una vita intesa nella purezza, nella castità eccellente. Bisogna che il nostro spirito domini, bisogna che il nostro spirito serva, bisogna che il nostro spirito aneli sempre più in alto.

Vogliamo curare il nostro orgoglio che ci impedisce la carità, la nostra adesione alla volontà di Dio, ci impedisce di essere sereni e forti. Dobbiamo saper essere veramente umili e sentire come da Gesù viene ogni bene.

Al Natale ci dobbiamo preparare con questo anelito, con questa volontà, con questa precisa disposizione di spirito in modo da essere pronti a fare quanto il Signore dispone giorno per giorno nella nostra vita, quanto il Signore vuole che siamo a suo servizio.

Ci dobbiamo persuadere che il vero Natale è unirci alla volontà di Dio, è vedere nella nostra vita un servizio d’amore, un’adesione incondizionata, una forma di generosità che ogni giorno si rinnova e ogni giorno si rafforza.

Questi pochi giorni che ci separano dal Natale siano usati per far risplendere nel nostro cuore la luce di Maria, per potere con lei adorare Gesù, con lei rimanere vicino a Gesù e attingere alla sua infinita carità.

CODICE 86NMO01313N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 21/12/1986
OCCASIONE Omelia, IV Domenica Tempo Avvento – Anno A
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE
ARGOMENTI i tre splendori della Madonna
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