2 Sam 7,1-5. 8-12. 14-16; Rm 16, 25-27; Lc 1, 26-38
La Liturgia di oggi ci parla come in Gesù hanno trovato la loro spiegazione i secoli: Gesù è il centro e la spiegazione della storia. La storia degli uomini non può essere illuminata che nel piano di Dio, di quella provvidenza di Dio che guardava a Cristo come al capolavoro della misericordia della Trinità, guardava a Gesù come al centro di tutta la vita. San Paolo parla di un mistero nascosto per i secoli e ora rivelato (cfr. Col 1, 26). Gli uomini venuti prima di Gesù non sapevano spiegarsi le vicende, le lotte, le sofferenze dell’uomo: che senso hanno? Ora noi sappiamo. Sappiamo, perché Gesù dà un senso alla vita degli uomini, che sono venuti prima di lui, e dà un senso alla nostra vita, dà un senso ben preciso e profondo. Noi sappiamo, ricevendo Gesù, che Dio ci ama, che la vera essenza di Dio è l’amore. Noi sappiamo dunque che c’è una provvidenza che in lui, in Gesù, ci salva, ci salva nel nostro tempo, ci salva per l’eternità.
In questa vigilia di Natale noi dobbiamo completare la nostra preparazione, impegnandoci a considerare sempre con più profondità come Gesù è la nostra salvezza, come Gesù è venuto per noi, non è venuto per gli angeli, non è venuto per sé stesso, è venuto per noi peccatori. Dio si è fatto nostro. Ritorna forte la profezia: “Ecco, egli sarà chiamato Emmanuele, cioè Dio con noi” (cfr. Is 7, 14). Dio è nostro. La sua misericordia è la nostra ricchezza e ognuno di noi deve ripetere: Gesù è mio, è la mia salvezza, è la mia ricchezza, è la mia forza, è colui che dà la spiegazione alla mia vita. È ben necessario approfondire questa riflessione per non avere il Natale, così, come una grande ricorrenza, che noi stiamo a guardare o che partecipiamo solo esteriormente. Il Natale si deve veramente verificare in noi, non può essere un ricordo. Veramente, se tu vuoi, cioè se tu apri l’anima alla grazia del Signore, il Natale si verifica. Tu realizzi un autentico nuovo possesso di Cristo: Cristo nella tua vita, Cristo nel tuo cuore, Cristo nelle tue opere. Fai il Natale e senti la gioia di possedere Gesù, senti la gioia di essere suo. Diceva l’apostolo san Paolo: “E che mi importano le persecuzioni? Né la fame, né la sete, né la spada, né il fuoco, né la morte mi separerà dall’amore di Cristo” (cfr. Rom 8, 35-39). San Paolo sapeva che cosa vuol dire avere Gesù. Ecco, cerchiamo anche noi un po’ di capire che cosa vuol dire avere Gesù. E siccome è venuto per noi, noi dobbiamo consegnare a lui la nostra vita: così diciamo questa notte, così diciamo domani, così cerchiamo di rinnovare in noi una pienezza di vita cristiana, perché il cristianesimo non è una professione esteriore, è un rinnovamento interiore. È l’adottare le idee, la vita di Gesù, è prendere nella nostra vita la sua vita, è seguire da vicino le sue orme, è avere il suo modo di pensare e il suo modo di agire. Questa sia dunque la nostra vera partecipazione, questa sia veramente la nostra preghiera.
CODICE | 72NPO01313N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 24/12/ 1972 |
OCCASIONE | Omelia, IV Domenica Tempo Avvento, Vigilia di Natale - Anno B - Messa ore 8,30 |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Gesù centro della storia |
ARGOMENTI | Gesù centro della storia |
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