24/12/1978 - Omelia IV Domenica Avv

Sant'Ilario d'Enza, 24/12/1978
Omelia, IV Domenica Avvento, Vigilia Natale – Anno B

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2 Sam 7, 1-5. 8-12. 14. 16; Rm 16, 25-27; Lc 1, 26-38

In questa vigilia di Natale noi dobbiamo mettere con molta cura i sentimenti che possono meno indegnamente accogliere Gesù.

La vigilia è preludio di festa e il preludio è inizio di una musica gradita a Dio. Ecco perché ci è presentata la Madonna come colei che ha saputo attendere, che ha saputo acconsentire, come colei che è il vero, grande nostro modello.

Direi, che soprattutto tre aspetti dobbiamo considerare.

In Maria c’è stata una grande fede, una fede che ha superato la fede dei patriarchi e dei profeti. E’ stato per la sua fede che ha potuto rispondere ai voleri di Dio. Dobbiamo fare il Natale anche noi con fede, vuol dire che ci dobbiamo preparare vedendo le cose dal punto di vista di Dio, vedendo le cose come le vede Dio. Il Natale è annuncio di salvezza. Dobbiamo guardare a Gesù come al nostro redentore, sapendo che Gesù ci ha salvato con la sua Parola e con il suo esempio. È proprio nell’esempio di Gesù dove dobbiamo fissare i nostri occhi, desiderando apprezzare ciò che Gesù ha apprezzato, scegliere ciò che Gesù ha scelto e Gesù si presenta come un prodigio di amore, di amore per tutti. E’ nella fede che noi dobbiamo accogliere questo messaggio, cioè sentire come la bontà è il valore più grande, che noi possiamo mettere nella fede, che noi possiamo mettere nella vita, che noi possiamo donare agli altri.

Perciò la nostra fede è leggere nel bambino Gesù gli esempi mirabili, particolarmente l’esempio del suo amore e della sua bontà.

Un secondo aspetto è l’umiltà. Gesù si presenta a noi in un modo che sconvolge tutti i progetti umani. Da tanti secoli gli Ebrei si aspettavano il Messia, ma non se lo aspettavano povero e umile, se lo aspettavano nella maestà, nella grandezza che gli appartenevano, pensavano a un segno nel cielo. Gesù viene umile, perché gli uomini non avevano bisogno di grandezza, avevano bisogno di umiltà, avevano bisogno di un’umiltà che desse loro il senso vero di se stessi, il senso vero degli altri e delle cose, soprattutto desse loro il senso di Dio e della nostra umiltà di fronte alla legge di Dio.

Maria si presenta come la schiava del Signore e la sua risposta è tutto un inno alla grandezza di Dio.

Il terzo aspetto che noi dobbiamo sottolineare è l’estrema povertà, una povertà che sconcerta, perché Gesù manca anche di ciò che ha il più povero dei bambini. La ricchezza infinita, Dio Signore, si presenta al mondo come un povero, per insegnarci il superamento della nostra avarizia, il superamento del nostro attaccamento a tutte le cose della terra, per insegnarci che il distacco è liberazione e l’uomo, che si avvilisce e adora le cose della terra, è un infelice. La povertà è liberazione, è soprattutto una percezione del valore delle cose eterne e della vanità di tutto quello che passa. Maria, la povera, là a Betlemme ama questa sua condizione e non pensa a tutto il diritto suo, a tutto il privilegio che potrebbe avere lei, Madre del Signore.

Ecco, vorrei che la nostra meditazione di questa vigilia fosse in questo ordine, fosse in questa ansia e in questo desiderio. Finché noi non mettiamo le virtù, di cui ci ha dato l’esempio la Madonna, noi non siamo autentici nel nostro cristianesimo, noi non siamo autentici nella professione della nostra fede, noi manchiamo. Ed è proprio in questo che dobbiamo porre la revisione della nostra vita in questa festa di Natale, la revisione per essere veri, per essere degni, per poter seguire e capire Gesù.

CODICE 78NPO01313N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 24/12/1978
OCCASIONE Omelia, IV Domenica Avvento, Vigilia Natale – Anno B
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Fede, umiltà, povertà di Maria
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