21/12/1980 - Omelia IV Domenica Avv

Sant'Ilario d'Enza, 21/12/1980
Omelia, IV Domenica di Avvento – Anno A

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Is 7, 10-14; Rm 1, 1-7; Mt 1, 18-24

“Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che sarà chiamato Emmanuele, Dio con noi” (*Is 2, 14).

Questa domenica, che precede da vicino il Natale, la nostra fede deve ingigantire. Dobbiamo sentire la gioia di celebrare il Natale, ma una celebrazione profonda nel nostro cuore, una celebrazione di verità e di amore. Purtroppo per tanti il Natale resta un fatto esteriore e la sua celebrazione non esce da una consuetudine e da una forma di rito. Per noi, per noi dobbiamo sentire l’invito profondo della Liturgia, dobbiamo sentire che la nascita di Gesù non è semplicemente un ricordare. Le feste della Chiesa sono dei memoriali, cioè ridanno la grazia che Gesù ci ha meritato, perché rendono presente il mistero.

Ed è proprio questo senso di comunione con Gesù, con Gesù redentore, che noi dobbiamo ridestare e vivere nell’intimo dell’anima nostra. E’ in fondo quello che diciamo “la viva partecipazione alla Liturgia”, che non è assistere a qualche cosa, che non è essere solo devoti davanti a una serie di riti, ma vivere la Liturgia vuol dire sentire la realtà del nostro nuovo essere, perché tutti noi siamo creature poste nel Cristo, tutti noi siamo membra del Corpo Mistico. E’ allora la realtà della Chiesa, il mistero della Chiesa come corpo del Signore, e la Chiesa siamo tutti noi che, uniti a Cristo, diamo gloria al Padre e insieme a Lui operiamo la salvezza.

Vivere la Liturgia vuol dire sentire profondamente che non siamo soli, che la nostra preghiera non è un lancio solitario verso l’Infinito, che Cristo ci ha così amati da unirci a sé, di un’unione strettissima. Ci ha uniti a sé, ci rende partecipi della sua lode, del suo sacrificio; ci rende partecipi della sua azione di misericordia e di redenzione. È sentire allora che ogni cristiano è redentore, proprio perché volontariamente, in forza del suo Battesimo, si unisce alla redenzione del Signore. Si unisce con la lode, si unisce col sacrificio, si unisce con l’azione, per cui la Liturgia diventa vita, si esprime nella vita. La Liturgia non è un fatto isolato, è il culmine di tutta un’azione meravigliosa di grazia.

È per questo che dobbiamo rimeditare la nostra posizione particolarmente nella Messa. Come la dobbiamo amare questa nostra Liturgia! Come dobbiamo parteciparvi, vivamente, intensamente, con grande fede, con grande senso di amore! Quando celebriamo l’Eucarestia, non dobbiamo essere spettatori o delle persone accostate vicine le une alle altre: nella Liturgia dobbiamo fare un cuore solo con Cristo e un cuore solo tra di noi e, nell’unico Cuore del Cristo, nell’unico cuore tra di noi, sentire che siamo per il bene di tutti gli uomini, siamo gli ambasciatori del Signore. Non ci sia allora una liturgia distratta, una liturgia per cui ognuno va per suo conto. Il pregare insieme, il cantare tutti insieme, il benedire Dio, il continuare a benedirlo poi nella vita nell’unica azione unitaria, che è l’azione della Chiesa, è cosa che ci deve muovere con grande forza e con grande entusiasmo. Celebrare bene la Liturgia! Ma voi lo vedete quanto spesso, anche esteriormente, siamo facilmente deboli! Quanto vediamo di distrazione o di superficialità! Se l’amassimo veramente, non verremmo in ritardo: le porte continuano ad aprirsi in fondo! Continuano ad aprirsi! Come l’ameremmo! Come gioiremmo di essere insieme! Come sentiremmo che Gesù è in mezzo a noi! E Gesù unisce la nostra preghiera e Gesù unisce i nostri sentimenti e Gesù ci dà la possibilità, che la nostra preghiera possa essere a beneficio di tutti gli assenti, di tutti i bisognosi! Egli dà valore alla nostra preghiera, un magnifico valore!

Oh, prepariamoci al Natale, volendo col Natale impegnarci decisamente, impegnarci fortemente, impegnarci perché nella nostra Liturgia ci sia la nostra lode, nella nostra Liturgia ci sia la nostra carità, nella Liturgia ci sia l’unanimità del nostro cuore, l’evangelizzazione che Cristo Signore ci ha affidato, qui, in questa porzione della sua Chiesa.

E allora il Natale non sarà una festa bella, ma sarà veramente ancora di più, una festa sentita e profonda, una comunicazione grande di sentimento, una comunicazione grande di fede, una comunicazione grande di amore fraterno.

CODICE 80NMO01313N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 21/12/1980
OCCASIONE Omelia, IV Domenica di Avvento – Anno A
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Liturgia Memoriale
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