30/01/1977 - Omelia IV Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 30/01/1977
Omelia, IV Domenica Tempo Ordinario - Anno C

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Ger 1, 4-5. 17-19; 1Cor 12,31- 13,13; Lc 4, 21-30

Gesù si presenta a Nazaret come il grande profeta, il profeta preannunciato dai profeti che erano stati prima di lui, il profeta che si pone come segno di contraddizione. Non è una profezia facile e Gesù è insidiato a morte, lo vogliono buttare giù dal monte. E con Gesù e dietro Gesù sono sorti dei profeti nella Chiesa, dei profeti singolari.

Oggi ricordiamo un grande profeta dei nostri tempi, San Giovanni Bosco. San Giovanni Bosco è stato un eroe nel campo dell’educazione, è stato di una statura meravigliosamente grande. Perché lo è stato? Lo è stato perché, guidato dallo Spirito Santo, non ha temuto di porsi in contraddizione, di porsi come segno di tempi nuovi, di porsi così all’avanguardia. Noi onoriamo in lui il sacerdote dal cuore largo e dall’intelligenza aperta, il sacerdote che ha saputo donare se stesso per l’educazione della gioventù fino all’ultimo. Ha amato le anime. “Dammi le anime, togli il resto” è stato il suo motto; ha saputo donarsi a queste anime con una generosità mirabile, tutta la sua vita fino all’ultimo.

E noi, mentre lo onoriamo, mentre lo invochiamo, mentre guardiamo a lui come un modello, dobbiamo da parte nostra essere molto compresi delle nostre responsabilità, delle responsabilità grandi, perché nella società dove viviamo troppo spesso i nostri ragazzi sono educati nelle scuole e oltre da gente pagana, da gente che non tien conto e non ha rispetto dei cristiani che ha davanti, dei battezzati che, figli di Dio, domandano un’educazione adatta ai figli di Dio.

Noi giustamente siamo molto preoccupati e il nostro sforzo per costruire l’oratorio è in questo senso, perché dobbiamo dare ai giovani, ai bambini il nutrimento adatto e il nutrimento è la Parola di Dio, nel timore e nell’amore di Dio.

Invocando san Giovanni Bosco, noi lo invochiamo particolarmente perché l’oratorio diventi una scuola, perché l’oratorio diventi un luogo dove si cresce nel timore di Dio sempre, non qualche momento di devozione, sempre.

La formazione dell’oratorio voluta dal santo si indirizza così in una continuità, in una continuità veramente meravigliosa. Da un oratorio condotto bene escono degli autentici cristiani. E noi dobbiamo seguire il santo in tutta la nostra volontà di costruzione, dobbiamo seguire il santo: essere come lui coraggiosi, perché senza il coraggio non si fa nulla, essere come lui ricchi di preghiera perché la preghiera è la sorgente di ogni bene, essere come lui ripieni di carità, perché “la carità”, dice san Paolo nella seconda Lettura, “è tutto, è la virtù piena” (cfr. 1Cor 8, 6). E solo la carità ci rende maturi per il regno di Dio, solo la carità.

Ognuno, nella sua posizione, si deve esaminare sulle sue responsabilità, responsabilità di coraggio, responsabilità di lavoro, responsabilità di costante impegno. Tutta la comunità parrocchiale dev’essere nell’educazione, tutta la comunità parrocchiale dev’essere nello sforzo, tutta la comunità parrocchiale deve sentire profonda la sua vocazione. Geremia nella prima Lettura parla, e parla fortemente, della sua chiamata, una chiamata che “l’ha reso forte come un muro di bronzo” (Ger 1, 18).

L’impegno non si può realizzare solo in frazioni, in momenti e basta, l’impegno dev’essere totale perché è vocazione, perché il cristiano è chiamato ad essere la lampada sul lucerniere, il cristiano non può accontentarsi di alcune devozioni, ma il cristiano si deve tradurre in una completezza di azione, che, uscendo dalla carità, va fino in fondo.

I piccoli guardino a Giovanni Bosco come a un padre ed ad un amico, i grandi vedano nel santo un modello instancabile. Tutti noi, tutti impariamo a servire il Signore con piena dedizione, a vedere nel problema dell’educazione uno dei primi problemi! La famiglia, la Parrocchia, la società devono tendere alla formazione dell’uomo e del cristiano. Ognuno deve collaborare con sincerità e con fede, con una fede sempre più grande perché sempre di più crescono le difficoltà, sempre di più. E allora in noi deve ingigantire la fede, la fede che è salvezza, la fede che è liberazione, la fede che è sicura vittoria.

CODICE 77AVO01333N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 30/01/1977
OCCASIONE Omelia, IV Domenica Tempo Ordinario - Anno C
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI San Giovanni Bosco educatore
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