30/01/1983 - Omelia IV Domenica Ord messa ore 6.30

Sant’Ilario d’Enza, 30/01/1983
Omelia IV Domenica tempo ordinario, Anno C ore 6,30

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Ger 1, 4-5. 17-19; 1 Cor 12, 31-13, 13; Lc 4, 21-30

Ciò che proclama il Signore, ciò che vuole da noi è la fede. I nazaretani non potevano avere dei miracoli, perché erano troppo umani, mancavano di fede.

Cos’è la fede, se non la fiducia piena, l’abbandono pieno alla Parola di Dio, se non la resa dell’uomo all’irrompere di Dio? Cioè, evidentemente, noi abbiamo delle resistenze, delle resistenze a far entrare tutta la Parola di Dio nella nostra vita. Vogliamo pensare con i nostri criteri, giudicare secondo il metro umano, comportarci secondo questo metro, agire e muoverci solo secondo la nostra saggezza di uomini.

Lasciare irrompere, entrare Dio nella nostra vita vuol dire invece prendere come criterio di verità, criterio unico, quello che ci ha detto il Signore, dappertutto, quello che ci ha detto con le sue adorabili parole, quello che ci ha detto coi suoi esempi.

Oh, noi lo sappiamo, sono le Beatitudini il grande codice di coloro che seguono Gesù; è il beatificare ciò che il mondo scarta, ciò che il mondo non vuole. Dobbiamo ripassarle sempre le Beatitudini: beati i poveri, beati i miti, beati coloro che piangono, eccetera. Noi dobbiamo, con grande coraggio, confrontare la nostra vita con questo codice; dobbiamo analizzare fino in fondo quanto di cristiano siamo riusciti a mettere nella nostra vita.

Aver la fede vuol dire seguire Gesù, seguirlo con tutto il cuore, seguirlo nella sua bontà, una bontà che faceva del bene a tutti. Seguirlo nella sua mitezza: non condannare nessuno, non mormorare di nessuno, non criticare e non porci come giudici. Seguire Gesù vuol dire abbracciare con fede le tribolazioni della vita, vuol dire prendere le nostre croci e santificarle mediante la buona volontà e la preghiera; vuol dire non pretendere dal Signore per noi dei privilegi, ma seguire Gesù con costanza in tutte le piccole cose, chè, le piccole cose messe insieme, formano il tessuto della nostra vita.

Impegnarci allora, perché, passo per passo, possiamo fare la volontà del Signore e così entrare nella sua gloria. Il cristiano non ha delle speranze in questa vita, ma è pieno di speranza per la vita eterna. E’ la dove il nostro cuore esulterà.

Gesù porta l’esempio di due persone di fede: la vedova beneficata da Elia e Naam il Siro che fu guarito dalla lebbra. Ecco, non fecero molto, fecero solo questo: si fidarono. Fidiamoci anche noi di Dio, delle sue promesse e delle sue prospettive. Fidiamoci di Dio, di ogni sua Parola e di ogni sua esortazione. Fidiamoci di Dio e facciamo anche noi il bene e tutto il bene che ci è possibile.

CODICE 83AVO01333N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 30/01/1983
OCCASIONE Omelia IV Domenica tempo ordinario, Anno C ore 6,30
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Fede, Beatitudini
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