At 2, 14. 36-41; 1 Pt 2, 20-25; Gv 10, 1-10
Questa domenica, chiamata la domenica del “Buon Pastore”, ha un suo significato preciso nel tempo pasquale. La sicurezza, che ci viene dalla risurrezione di Gesù, è posta nel quadro del gregge che è guidato da un pastore - padre, da un pastore che conosce a una a una la sue pecore e le chiama per nome.
Abbiamo bisogno di sicurezze, abbiamo bisogno di serenità, abbiamo bisogno di saper custodire la speranza nel nostro cuore ed ecco che Gesù si presenta a noi, si presenta e ci dice che seguire lui è seguire l’unica strada possibile. Non si entra nella zona di sicurezza che attraverso di lui, perché lui è la porta.
Tante volte di fronte alle incertezze della vita, di fronte ai dolori, di fronte a molte problematiche che stringono, ci chiediamo quale è il senso della vita e delle cose. Gesù ci risponde, ci dice che la sua presenza è continua, che il suo amore è grande, che non siamo anonimi, non siamo dei dispersi in una moltitudine, ma lui ci conosce uno per uno ed uno per uno conduce. La sua provvidenza è mirabile. Il Signore si interessa di ognuno di noi come fossimo unici nel mondo, come si dovesse interessare e provvedere solo a noi.
E perciò, non dobbiamo lasciare entrare nel nostro cuore quell’amarezza, che prende coloro che non hanno fede, lo smarrimento che colpisce gli uomini che non hanno incontrato Cristo, ecco così, perché noi siamo nella Chiesa e la Chiesa è la patria della libertà, è la patria della salvezza. Le famiglie hanno tra i grandi loro compiti precisamente questo: la scienza dell’educazione, la scienza della formazione. Devono formare nella fede per un incontro personale con Cristo, devono formare al senso della Chiesa. Una famiglia deve sentirsi primo nucleo della Chiesa, deve sentire di essere dunque lei stessa una piccola Chiesa, una Chiesa in cui si guida all’incontro con il Signore, perché i figli hanno soprattutto bisogno di questo. Questo è il patrimonio che ogni famiglia deve preoccuparsi di dare, perché cosa importa che questi ragazzi crescano sani, crescano negli agi, crescano dunque nel benessere della vita, se non hanno il senso della vita, se non hanno la fede, se non hanno la gioia di appartenere alla Chiesa? Sarebbero estremamente poveri, sarebbero estremamente sprovveduti.
Ed è così che la famiglia assume il suo compito, quando porta a Gesù Buon Pastore. È la famiglia che indica come bisogna ascoltare la voce del Signore. Oggi si fa anche la giornata delle vocazioni e uniamo la nostra preghiera a quella di tutti gli altri per invocare tante vocazioni, sante vocazioni, fervide vocazioni. Cioè la famiglia deve essere così adatta, che possa far sentire la voce di Gesù, che possa difendere da tutte le voci cattive, da tutti gli inviti menzogneri, da tutte le cose storte che si sentono intorno.
La famiglia ha il compito di questa educazione all’udito, di questa educazione al gusto, di questa missione che, se l’uomo non l’ha, è terribilmente solo e sprovveduto.
Oh, quanto dobbiamo pregare perché le nostre famiglie collaborino, collaborino a tutto questo lavoro di fede, a tutto questo lavoro di sensibilizzazione, che si svolge anche nella nostra Parrocchia! Troppe volte il dialogo con le famiglie è povero, la collaborazione non è piena, le riserve sono troppo ingiustificate. Abbiamo bisogno di collaborare e di dialogare di più per un cristianesimo autentico, per un cristianesimo forte, perché le famiglie devono ricordarsi che educare è prima di tutto portare delle idee, e le nostre idee vengono da Gesù. Non si educa se si inculca la mediocrità, non si educa se si insiste sulla fuga delle proprie responsabilità, se si educa a fuggire il sacrificio e ad accogliere solo ciò che è comodo.
Quanto dobbiamo pregare, perché, quando la collaborazione con la famiglia è fattiva e piena, i frutti non si fanno aspettare! Sbocciano subito i fiori, i fiori più belli e poi i frutti si vedono rapidamente.
Ecco, invochiamo questa grazia dal Signore, perché è solo in questo spirito che si potrà edificare per l’avvenire, che si potrà dare alla nostra gioventù un senso di Dio e perciò un senso di onestà e di equilibrio, che porta alle più liete delle conseguenze per la società.
CODICE | 78DFO01363N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 16/04/1978 |
OCCASIONE | Omelia, IV Domenica di Pasqua – Anno A |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Vocazioni |
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