12/03/1972 - Omelia IV Domenica Quar

Sant’Ilario d’Enza, 12/03/1972
Omelia, IV Domenica Tempo Quaresima - Anno A

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1 Sam 16, 1. 4. 6-7. 10-13; Ef 5, 8-14; Gv 9, 1-41

Due episodi sono al centro della nostra attenzione in questa domenica: una unzione avvenuta là, a Betlemme, e una guarigione del cieco. Un’unzione, una illuminazione.

Nel primo episodio abbiamo la vocazione di Davide, il mistero di Dio che sceglie. Samuele, il grande profeta, va a cercare l’eletto del Signore e guarda i figli di Iesse, il Betlemita, e pensa che sia uno di quelli, ma il Signore non guarda le apparenze, dice in lui l’ispirazione, guarda il cuore. Ed è un ragazzo che sceglie, un ragazzo che è là a fare il pastore di gregge. Il Signore ha scelto lui, Davide, per farlo il suo santo, il suo protetto, per farlo uno dei personaggi più alti e più significativi di tutta la storia della salvezza. Dio lo ha eletto e Davide dice di sì e sulla sua fronte di adolescente scende l’olio santo. È l’unzione. E pure noi abbiamo avuto la nostra vocazione, la nostra vocazione si è chiamata Battesimo, si è chiamata la grande dignità di diventare figli di Dio, di realizzarci in tutta la pienezza della vocazione di figli di Dio per essere, e adopero le parole della Scrittura: “Per essere santi e immacolati nel suo cospetto”. La nostra vocazione del Battesimo è stata la grande grazia di Dio, è stata la misericordia del Signore che si è chinata su di noi, è stata la sua voce che ci ha inserito nel suo popolo, che ci ha fatti membra di Cristo per essere e per compiere la missione di Cristo. Anche a noi è stata fatta un’unzione, anche per noi il crisma ci ha segnati e quel crisma ha compiuto nella nostra anima il segno della consacrazione, per cui siamo di Cristo nella vita e siamo di Cristo per l’eternità.

Perciò la prima nostra riflessione è sul nostro Battesimo. Tema centrale della riflessione nella Pasqua è la santità che consegue al nostro Battesimo. Siamo stati chiamati e siamo stati consacrati non per essere peccatori, non per essere mediocri ma, ricordiamolo sempre, per essere santi.

E il secondo quadro è la guarigione del cieco nato. Il racconto del vangelo di Giovanni ci presenta vivacemente l’episodio. È il compimento alla parola di Gesù: “Io sono la luce del mondo”. Gesù è la nostra luce, Gesù è la luce di tutti gli uomini. Noi partecipiamo alla sua luce con la fede, ed è per mezzo della fede che noi realizziamo la nostra vocazione, credendo fortemente: non una fede debole, non una fede contraddittoria, non una fede con le lacune dei dubbi, una fede viva, operante, generosa.

È per questa fede che nella seconda Lettura abbiamo letto di san Paolo: “Fratelli, un giorno eravate tenebre, ora siete luce del Signore. Comportatevi come i figli della luce e il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità”. L’impegno nostro è di renderci coerenti alla nostra fede, logici nella nostra fede, per potere così adempiere alla missione che ci ha dato il Signore: “Voi siete la luce del mondo, voi siete il sale della terra”.

Dunque una vocazione di santità, ma ancora una vocazione di testimonianza, una vocazione per cui il cristiano, assimilato a Gesù, diventa come lui, purché operi la bontà, la giustizia e sia sincero, amando tutta la vita in ogni momento. È in questo senso che la nostra riflessione si approfondisce e genera in noi il desiderio di fare ancora di più e di accelerare il nostro cammino quaresimale.

CODICE 72CBQ01343N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 12/03/1972
OCCASIONE Omelia, IV Domenica Tempo Quaresima - Anno A
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE La vocazione del Battesimo
ARGOMENTI La vocazione del Battesimo
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