25/03/1979 - Omelia IV Domenica Quar In laetare

Sant’Ilario d’Enza, 25/03/1979
Omelia, Domenica IV Tempo Quaresima (Domenica in laetare)

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2Cr 36,14-16. 19-23; Ef 2,4-10; Gv 3,14-21

Siamo a metà Quaresima. Celebriamo la domenica detta “in laetare”. Siamo invitati come Chiesa a rallegrarci nel fervore del nostro impegno di rinnovazione e la liturgia ci presenta la realtà cristiana e, di contro, la realtà pagana per dirci con quale ardore ed entusiasmo dobbiamo andare alla Pasqua vista non tanto come la risurrezione del Cristo quanto come una partecipazione di noi membra del Capo che è Gesù: risorgere, risorti, cambiati, rinnovati. Il problema è saper vedere, è saper sentire, è saper tradurre. Indubbiamente il Signore nel discorso a Nicodemo ha fatto la traccia magnifica della sua opera. Il Signore per amore ha mandato il Figlio suo. Lo ha mandato per salvare il mondo e il Figlio ha detto di sì. E diventerà per la sua accettazione, per il suo sacrificio, il mezzo unico di salvezza. Mosè innalzò il serpente nel deserto perché chiunque guardasse fosse salvo, così è al Crocefisso che dobbiamo alzare gli occhi. È al Crocefisso che dobbiamo tutta la nostra vera salvezza. Guardiamo però, ci dice Gesù, guardiamo di essere nel numero di coloro che sono salvi, perché alcuni chiudono gli occhi per non vedere. Quelli che hanno le opere malvagie, quelli che non vogliono lasciare il loro egoismo, questi definiscono le tenebre luce e non si aprono alla luce.

Nella prima lettura abbiamo avuto il riassunto di una lunga storia, del popolo ebreo che circondato da tante meravigliose grazie ha detto di no. Ha detto di no a Dio, ai messaggeri di Dio che li ammonivano, si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i profeti fino a provocare l’ira del Signore. È triste sentire che possiamo essere nelle loro situazioni perché il popolo cristiano sta commettendo il peccato di resistenza allo Spirito. Non è un peccato contro lo Spirito Santo l’ostinazione nelle colpe? Non è un peccato impugnare la verità conosciuta? Pensate quale tradimento della verità! Chiamano le cose con un altro nome. Distorcono le verità più sacrosante, chiamano libertà uccidere nell’aborto i loro figli. Chiamano amore le forme più rivoltanti di sudiciume. Chiamano giustizia quella che è semplicemente la loro bramosia di cose. Chiamano dignità quella che invece è il rifiuto di ogni dignità. Vorrei che sentissimo la responsabilità dei nostri tempi. Vorrei che non ci contaminassimo con le idee del mondo. Vorrei che ognuno di noi in questa domenica sentisse come deve rifiutare il mondo, come la sciocchezza è sciocchezza, come il delitto è delitto, come il rifiuto di Dio sia la più grande colpa. Il nostro popolo in tanta parte si è allontanato dal Signore e perciò ha rovesciato tutto. Ma guardiamoci bene dal contaminarci, guardiamoci bene! Le nostre idee devono essere le idee di Cristo. Non c’è pace, non c’è gioia, non c’è conquista senza Cristo! Nella nostra vita di ogni giorno non scendiamo a patti, guardando spettacoli indegni, trasmessi in una maniera o nell’altra, scusando i peccati e dicendoli debolezze, cercando un’altra forma di cristianesimo da quello che è il cristianesimo vero della Parola di Dio. Non distorciamo la Parola per accontentare noi stessi. Saremo sempre inquieti, sempre miserabili, finché non ci riposiamo veramente nella Parola di Dio. Ed ecco la liturgia che insiste nel dirci quanto siamo fortunati di poter rivivere in Cristo perché “per grazia siamo stati salvati”, dice sempre san Paolo, “Con Lui ci ha anche resuscitati. Per questa grazia mediante la fede siamo salvi”. Approfondire dunque i motivi del nostro cristianesimo. Viverli potentemente. Volere un cristianesimo pieno, meraviglioso, un cristianesimo senza alcuna riduzione e senza alcun accomodamento. Un cristianesimo pieno. La luce piena. Andiamo verso la Pasqua in questo desiderio prepotente e grande, in questa vitalità senza dubbio assolutamente potente. La nostra vita cristiana allora diventi una vita serena, una vita matura, di gioia, un impegno a superare noi stessi, un impegno a rifiutare tutti i principi del mondo, a portare agli altri di buona volontà quella che è la nostra straordinaria ricchezza, come continua a dire san Paolo, questa nostra straordinaria ricchezza che la bontà di Dio ci ha elargito in Cristo Gesù. Amiamo la luce. Amiamo in pieno la luce. Viviamo di questa meravigliosa certezza. Adeguiamo tutto quello che siamo nella nostra vita, nel nostro operare, nel nostro sentire, vincendo le nostre tentazioni. Le tentazioni alle quali siamo stati invitati a riflettere al principio della quaresima, ecco rivediamole per respingerle meglio e per essere più forti.

CODICE 79CQQ01343N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 25/03/1979
OCCASIONE Omelia, Domenica IV Tempo Quaresima (Domenica in laetare)
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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