Gs 5,9. 10-12; Sal 33; 2Cor 5,17-21; Lc 15, 1-3. 11-32
Questa domenica IV di Quaresima è chiamata “domenica in laetare”, dalla prima parola dell’antifona che introduce la Messa: “Rallegrati, o Gerusalemme” (Is 66, 10).
Il significato di una serena letizia nella speranza del perdono, di una letizia nell’immaginare Gerusalemme, la Chiesa, riunita nei suoi figli pentiti e ricchi della misericordia di Dio è veramente il senso della Liturgia di oggi. La nostra vera realtà è la realtà di peccatori pentiti, tornati tra le braccia del Padre. Ed è solo nella sua misericordia che noi, dopo l’esodo cioè dopo la nostra peregrinazione nel deserto, possiamo gustare i frutti della terra promessa, che sono proprio i frutti della riconciliazione e dell’amore, così come viene sottolineato nella prima Lettura. Ed è per questo che “il Signore è vicino a chi lo cerca” (Sal 33), come dice il Salmo responsoriale, “a chi lo cerca”, al peccatore che veramente trova la strada del ritorno. Però è evidente ciò che dice san Paolo nella seconda Lettura: “La nostra riconciliazione con Dio è avvenuta in Cristo” (cfr. 2Cor 5, 18), perché in lui Dio ci ha accolto, non imputando le colpe e purificandoci sicché noi, purificati, diventiamo motivo di salvezza anche per i nostri fratelli. “Noi fungiamo, adempiamo al ruolo di ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro”.
Ecco perciò che il centro della parabola del figliol prodigo non è il figlio cattivo, è il figlio maggiore, perché la parabola Gesù la diceva per i farisei e gli scribi e diceva loro di non scandalizzarsi per questa misericordia di Dio, di sapere scoprire invece il vero cuore del Padre. Il fratello maggiore si scandalizza di una bontà che a lui sembra addirittura stupidità, debolezza. Il Signore ci dice: “Pensate a voi stessi, pensate a quanti titoli di misericordia è dovuta la vostra vita spirituale”. E perciò c’è un solo parametro che dovete adottare: “Rallegratevi, perché Dio è buono, perché Dio chiama tutti, perché Dio vuol dare a tutti la sua meravigliosa misericordia. Anzi, ecco, l’apostolo ci sottolinea: “Le cose vecchie sono passate, ne sono nate di nuove. Se uno è in Cristo, è una creatura nuova” (2 Cor 5, 17).
Il vero tono della nostra Quaresima non è tanto allora purificarci per noi stessi; renderci nuovi, renderci più sensibili, capire di più il cuore del Padre, capire di più il suo piano di salvezza, ma renderci adatti a trasmettere agli altri la Parola del Signore. Renderci adatti.
E come ci possiamo rendere adatti, se non capiamo abbastanza la misericordia? Come possiamo renderci adatti, se noi siamo nella grettezza e nella mediocrità sottolineate nel figlio maggiore? È necessario allora che noi cambiamo il nostro cuore e comprendiamo sempre di più come unico è il comandamento: “Amerai il Signore Dio tuo, amerai il tuo prossimo” (Lc 10, 27), come non si può arrivare a una vera comprensione dell’amore di Dio se tu non ami gli altri e, se tu non ami gli altri, indubbiamente tu sei già fermo, tu sei già bloccato, tu non puoi fare più nulla che sia valido e che sia vero. Allora la tua vita spirituale è semplicemente un fermarti in te stesso, un ritorno alle tue cose, un agitarti inutilmente.
Questa domenica ci vuole dunque anticipare un poco della Pasqua e dirci: “Sì, la resurrezione del Cristo è la fonte della salvezza universale, ma tu devi collaborare”. “Guardate a lui”, dice sempre il Salmo responsoriale, “sarete raggianti” (Sal 33, 6). Perché? “Perché questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce” (Sal 33, 7).
Ecco, capire questa meravigliosa grazia di Dio, che ci vuole rendere partecipi della sua redenzione. Noi dobbiamo lavorare per essere strumenti adatti, per essere coloro che servono nella Chiesa alla misericordia di Dio, servire la misericordia, essere dunque pieni di misericordia, essere sensibili alla misericordia in una continua progressione di amore e di purificazione.
Il nostro proposito allora sarà proprio così, nelle nostre Messe quaresimali comprenderemo meglio il nostro ruolo di sacerdoti, di ambasciatori presso il Padre. Vorremo vivere meglio il sentimento del ringraziamento per tutti gli uomini, dell’intercessione per tutti gli uomini; non andremo mai all’altare da soli, ma porteremo con noi tutti i nostri fratelli, particolarmente quelli che ne hanno più bisogno, che sono coloro che sono privi di fede, che non hanno la luce della grazia. Li porteremo tutti per essere con Gesù alla ricerca dei nostri fratelli.
CODICE | 74CPO01343N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 24/03/1974 |
OCCASIONE | Omelia Messa, IV Domenica di Quaresima - Anno C |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Misericordia di Dio e nostra |
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