At 2, 14. 22-32; Mt 28, 8-15
Avete sentito: i sommi sacerdoti, gli anziani, che avevano la responsabilità della morte di Gesù, fuggono dalla logica della resurrezione con un sotterfugio ridicolo. Fuggono sempre; invece di esaminare la cosa con serietà, fuggono. È tanto facile purtroppo anche per noi la tentazione di fuggire a una logica, a un’impostazione radicale: se Gesù è risorto, è Dio, ogni sua parola è una Parola di Dio.
Ecco, fuggire. Gli uomini fuggono, perché amano di più il loro orgoglio, amano di più il loro egoismo, amano di più il piacere della loro sensualità. Fuggono dal Risorto e parlano della resurrezione come si parlerebbe di un mito.
Noi, che crediamo, dobbiamo rendere molto viva la nostra fede, di una vivacità talmente fervida da coinvolgere tutte le nostre azioni. È come ci dice l’apostolo: “Siete dei risorti. Agite da risorti, perché Cristo è risorto per noi e noi siamo risorti in lui” (cfr. Col 3,1). Dobbiamo avere una fede talmente fervida da lasciare ogni giorno le cose che ci impediscono di essere come ci vuole il Signore.
Pensate: una preghiera da risorti, una carità da risorti, una generosità e una fortezza di conseguenza in tutte le azioni della nostra vita, in tutte le nostre relazioni. Dobbiamo testimoniare il Signore e testimoniare la sua resurrezione proprio con la nostra vita: con quello che diciamo, con quello di cui parliamo, con quello che lasciamo, particolarmente con le nostre opere. Testimoniare Gesù.
Il fatto della risurrezione è un fatto di ogni giorno, direi di ogni ora.
Il Vangelo non ci parla dell’incontro che Gesù certamente ha avuto subito con la Madonna; non ce ne parla, perché l’incontro non è descrivibile, è un incontro che ci sarebbe voluta la parola di un angelo per descriverlo. Senza dubbio la Madonna è stata la prima testimone, la più grande: la sua testimonianza ha edificato e costruito la Chiesa.
Ecco, vorrei che imparassimo questa testimonianza dalla Madonna, perché ogni giorno pur nel silenzio, pur nel dovere, pur nella carità, noi potessimo dire: anche questo giorno è il giorno fatto dal Signore; anche questo giorno è fatto per esultare. L’esultanza non è il nostro accontentamento, l’esultanza è sapere che il Signore ci può adoperare e adopera per il suo regno, per annunciare ai fratelli che lui è il Signore e che anche noi un giorno lo vedremo.
CODICE | 85D7O01360N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 08/04/1985 |
OCCASIONE | Omelia, Lunedì dell’Angelo |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Resurrezione |
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