04/04/1983 - Omelia Lunedi Angelo

Sant’Ilario d’Enza, 04/04/1983
Omelia I settimana di Pasqua Anno C Lunedì dell’Angelo

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Mt 28, 8-15

“Le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli” (Mt 28, 8). Ogni cristiano che stabilisce la sua fede nella resurrezione, deve essere testimone e dare l’annuncio.

Noi che abbiamo nella fede esperienza di Cristo risorto, noi che abbiamo incredibile gioia di riconoscere che il nostro Redentore vive ed è in mezzo a noi, e ci precede (San Paolo adopererà l’espressione “il primogenito dei morti”, il primo dei morti che è risorto, ma il primo che precede, il primo cui noi seguiamo perché anche noi risorgeremo), dico, quando uno ha questa esperienza radiosa, la deve tradurre nella sua vita, la deve manifestare: su questa fede, su questo entusiasmo deve collocare la sua giornata.

Testimoni di Cristo risorto sono i veri cristiani, sono coloro che sentono che il fatto “Risurrezione” è un fatto universale, è per tutti gli uomini, è per tutto il cosmo. Cristo è risorto per rinnovare tutti gli uomini e rinnovare tutte le cose della creazione. Ed è necessario allora che la gioia della Risurrezione sia maturata nella gioia della perseveranza, perché non ci succeda che dopo l’impegno e lo sforzo quaresimale, ci perdiamo, diminuiamo le nostre prudenze e le nostre prevenzioni e finiamo nella solita vita mediocre. Noi dobbiamo perseverare nell’amore di Dio con umiltà e con fede, ricordando che il nemico della nostra salvezza tenterà di rubarci quello che abbiamo acquistato nella Quaresima, tenterà di rendere nullo quel progresso che possiamo aver fatto. Durante la Quaresima abbiamo cercato maggiore raccoglimento, maggiore impegno, abbiamo fatto un itinerario di ascesa: non guastiamolo, ma nella gioia pasquale continuiamo la nostra vera vita cristiana, continuiamo il nostro sforzo, continuiamo ad essere prudenti e forti in tutti gli esercizi della vita spirituale; cerchiamo che la gioia di Pasqua sia la gioia che conserva, non la gioia che dissipa. Sia la gioia che corona, non la gioia umana, effimera che si chiama “dissipazione”.

Noi oggi dobbiamo promettere al Signore di usare bene della gioia pasquale. Essere in tanta gioia, in tanta gioia ogni giorno, in tanta gioia nella certezza che il Signore è con noi e che nessuna cosa può rubarci a Lui. Egli è il nostro Signore e il nostro Dio. Stiamogli vicino e facciamo come le donne: “Avvicinatesi, gli strinsero i piedi e lo adorarono”. E Gesù ci ripeterà il suo “non temete! Andate e annunciate ai fratelli”.

Ecco, una buona perseveranza ci darà modo di non dissipare il profumo, ma di conservarlo, di accrescerlo per noi e per gli altri.

CODICE 83D3O01360N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 04/04/1983
OCCASIONE Omelia I settimana di Pasqua Anno C Lunedì dell’Angelo
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Perseveranza
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