21/02/1983 - Omelia Lunedi I Quar

Sant’Ilario d’Enza, 21/02/1983
Omelia, Lunedì I settimana Tempo Quaresima

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Lv 19,1-2. 11-18; Mt 25,31-46

Il Signore è Padre nostro, è padre di tutti gli uomini e vuole la salvezza di tutti. Non è possibile che Dio allontani da Lui gli uomini che ha creato. Li vuole vicino a Lui e vuole che noi siamo ben solidali tra di noi, di una solidarietà fatta proprio di spirito soprannaturale. Noi siamo Sue creature e siamo Suoi figli. Dobbiamo guardare negli altri la Sua immagine. Noi dobbiamo vedere in ognuno il Signore Gesù. Ecco è qui che dobbiamo riflettere, perché il nostro egoismo e il nostro orgoglio ci danno delle immagini deformate. Negli altri uomini noi dobbiamo vedere Gesù, Gesù particolarmente nei fratelli che sono bisognosi e nell’affamato dobbiamo vedere Gesù che ha fame e nell’assetato Gesù che ha sete.

Ecco quindi che dobbiamo alzare gli occhi e vedere al di là delle apparenze, vedere che gli uomini ci rappresentano Dio creatore e ci rappresentano Gesù redentore, perché per ogni uomo Lui ha dato il Suo sangue. Ogni anima costa il sangue del Signore, ogni anima, quindi, è preziosa. Per ogni anima noi dobbiamo fare tutto quello che sta in noi: ogni anima dobbiamo saperla onorare come onoriamo Gesù, servirla come serviremmo Gesù.

Dobbiamo allora vedere che il tempo di quaresima sarebbe veramente rovinato, se lo limitassimo a degli atti di devozione. Insieme agli atti di devozione, dobbiamo fare tanta bontà, tanta carità, tanto dono. Dobbiamo effonderci verso gli altri perché è in questo che testimoniamo il nostro vero amore al Signore.

Guardiamo allora se la nostra bontà ha le caratteristiche dovute, la nostra carità deve essere soprannaturale. Non dobbiamo vedere solo l’apparenza, dobbiamo vedere la realtà profonda e in ogni anima la realtà profonda è la presenza del Signore Gesù.

La nostra carità deve essere generosa, non si deve limitare a dei gesti, così, esteriori, quasi per liberarci da un peso. Bisogna che la carità sia veramente autentica, cerchi il vero bene.

La nostra carità deve essere, ancora, pronta, perché la prontezza denota vivacità di amore, deve essere totale, perché deve andare incontro a tutti i bisogni del nostro prossimo che possiamo sollevare.

La nostra carità dev’essere lieta, perché servendo il Signore facciamo la cosa più bella e più utile: quella che ci porterà il favore del giudizio e la vita eterna.

La nostra carità deve essere paziente perché deve considerare il prossimo nella sua vera identità. Deve essere una carità che serve, non pretendendo nessuna mercede terrena. Una carità disinteressata che si effonde secondo il precetto evangelico: non fare del bene a chi ti è riconoscente, perché la tua ricompensa te la devi aspettare dal Padre celeste.

Riempirci di carità. Sentire che la vera paternità di Dio noi la dobbiamo riconoscere in questo amore che Dio ha per tutti gli uomini. Ogni giorno maggiore carità, maggior umiltà, maggiore pazienza, cominciando all’interno della famiglia, a tutti quelli che avviciniamo. Carità. Molta carità, molta pazienza, molta benignità, perché così, veramente faremo l’opera principale della quaresima che è questa solidarietà, è questa generosità verso gli altri, che gradisce tanto il cuore di Gesù.

CODICE 83BMQ01340N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 21/02/1983
OCCASIONE Omelia, Lunedì I settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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