Nm 24,2-7. 15-17; Mt 21, 23-27.
Volevano un miracolo, un miracolo che potessero riconoscere secondo la loro mentalità, la loro testa. Altrimenti non credevano. Oh quanto dobbiamo pensare per non essere come loro! Il Signore ha moltiplicato i suoi interventi ed è sempre presente nella sua Chiesa; Dio ci ha amato e ci ha dato suo Figlio. E il Figlio, l’unigenito Figlio di Dio, è tutto per noi. Tutto! La sua parola è per noi; il suo corpo e il suo sangue sono per noi; il suo Paradiso sarà nostro.
Dobbiamo capire bene perciò la sollecitazione che ci viene particolarmente viva in questa novena di Natale: capire il Signore, capire il suo piano, non pretendere delle cose strane e impossibili. Quello che noi chiamiamo «il silenzio di Dio» è la sua parola forte e viva. Il Signore permette tante cose che noi non permetteremmo perché vede meglio di noi, perché sa profondamente, perché con la sua onnipotenza dirige tutto. Noi ci scandalizziamo del dolore e dell’ingiustizia perché fermiamo presto il nostro sguardo. Bisogna guardare più lontano. Sentire che la provvidenza di Dio condurrà tutto a salvezza.
Dobbiamo meditare forte questa idea della salvezza perché è nato per noi, per noi uomini è disceso dal cielo. In questo tempo di Novena dobbiamo porci nelle condizioni di essere più adatti a vederlo, di essere più pronti ad ascoltarlo, di essere più sensibili alle sue sollecitazioni. Se ci siamo fatti un’idea non giusta del Signore, dobbiamo correggerci; se abbiamo indugiato nei nostri peccati e i peccati hanno reso duro il nostro cuore, dobbiamo essere pronti a modificare noi stessi. Cambiarci! Cambiarci e convertirci!
Ecco dove deve cominciare la nostra conversione: nel capire di più le vie del Signore, nel capire di più il perché il Signore permette ciò che permette. Dobbiamo cominciare qui la conversione: nell’abbandonarci alla volontà di Dio, nel voler fare sempre la volontà di Dio; anche noi, come è scritto nella prima lettura, dobbiamo conoscere come Balaam la scienza dell’Altissimo e vedere la visione dell’Onnipotente. Perciò nelle nostre contraddizioni, nelle nostre difficoltà, nei nostri dolori impariamo a dire: “Amen! Sì, Signore! Amen!”. E a ripetere anche: “Alleluia!”, proprio perché tutto sia lode e tutto sia a benedizione di Dio.
CODICE | 86NEN01312N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza,15/12/1986 |
OCCASIONE | Omelia, Lunedì III Tempo Avvento, Novena Natale – I giorno |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Capire le vie di Dio e abbandono a Lui. Significato del dolore. |
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