Lc 12, 35-40
Sentiamo come è vera questa beatitudine sottolineata da Gesù, la beatitudine di chi è trovato pronto, di chi è trovato vigilante, di chi sa aprire la porta e dice di sì alla volontà del Signore. È un discorso vero e attuale, perché la nostra defunta ha saputo dire di sì in pienezza, ha saputo dire di sì e passare da questo esilio alla patria che è nei cieli, perché di là aspettava, come Salvatore, il Signore nostro Gesù Cristo.
Oh, la fede! Che grande dono, che magnifica ricchezza è avere la fede, avere una fede schietta, una fede semplice, una fede totale! Ma che cos’è il mistero della vita e il mistero della morte senza la fede? Cos’è la vita se non una confusione, un inganno? Cos’è la vita se non una tribolazione senza senso? Che cos’è la morte, se non una rottura irreparabile per chi non ha fede? Oh, benediciamo il Signore che abbiamo la fede! Benediciamo il Signore che vogliamo vivere nella fede, che vogliamo misurare le cose con l’unico metro della fede! Fede viva, fede operante, fede che dà così il senso alle gioie e alle tribolazioni, alla morte, per quelli che vanno e per quelli che restano.
Oh, la fede! Perché il demonio cerca di strapparci la fede? Perché cerca almeno di oscurare la fede e di renderla, così, opaca e flaccida? Proprio perché è il nemico della nostra gioia, è il nemico della vera felicità.
Cerchiamo allora di aumentare la nostra fede. Prima di tutto crediamo profondamente alle parole di Gesù: “Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se morto, vivrà” (Gv 11, 25). Cerchiamo di tenere sempre forte la nostra preghiera, perché alimento della fede è la preghiera, sostanza del nostro atteggiamento di fede è la preghiera.
Cerchiamo di prendere lezione da chi, come la nostra defunta, si è preparata all’incontro con l’Eucaristia quotidiana, ha ricevuto Gesù, si è unita al sacrificio di Gesù, si è unita all’espiazione di Gesù, si è unita al suo sacerdozio. Prendiamo l’esempio e cerchiamo di restare, così, uniti al di là della questione del tempo, perché Cristo ci unisce e quelli che sono nell’eternità e quelli che sono nel tempo e quelli che sono pellegrini e quelli che sono arrivati in patria. Gesù ci unisce e nel mirabile suo sacrificio della Messa, è il centro di tutto.
Vogliamo allora rinnovare in Lui la nostra grande speranza e preghiamo, preghiamo perché quelli che sono andati nell’eternità siano nella pienezza della gioia e perché noi sappiamo essere dei servi “prudenti”: è il bell’ aggettivo che, soggiunge il Vangelo, è dei servi “svegli”, che sanno che il padrone può sempre venire e non si attardano nel sonno. Dei servi “svegli”; vorremo essere coloro che sanno compiere il loro dovere serenamente e fortemente fino in fondo.
CODICE | 84AFO01331F |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 16/01/1984 |
OCCASIONE | Omelia, Lunedì II settimana Tempo Ordinario − Funerale |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La beatitudine del servo vigilante; il grande dono della fede |
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