03/03/1980 - Omelia Lunedi II Quar

Sant’Ilario d’Enza, 03/03/1980
Omelia, Lunedì II settimana Tempo di Quaresima

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Dn 9,4-10; Lc 6,36-38

Siamo chiamati a rivestirci della stessa misericordia che Dio ha a nostro riguardo. Vestirci della sua misericordia, per perdonare gli altri, per capire gli sbagli degli altri. Però come è possibile questo? Lasciarci investire della sua misericordia vuol dire detestare il peccato, vuol dire rifiutare ogni compromesso col peccato: “Io voglio che il peccatore si converta e viva” dice il Signore. Quando c’è un rifiuto totale del peccato, c’è una piena acquisizione della misericordia. Vorrei insistere proprio su questo punto: come rifiutare il peccato non sia questione di un gesto, di un gesto che si pone per non avere conseguenze deleterie. Il vero rifiuto del peccato nasce da una convinzione: il peccato nella scrittura è chiamato stoltezza, è stolto, cioè è un modo insensato di fare, non giustificato, irragionevole. Si rifiuta del tutto il peccato quando ci si persuade bene che peccare è una stupidità, è una brutta stupidità, è un non senso perché va contro la prima e suprema logica, perché Dio va ubbidito, perché Infinito e Signore e Creatore nostro, Dio va ubbidito, perché comanda nella magnificenza della sua sapienza, non comanda a caso il Signore, non comanda tanto per comandare, comanda a noi ciò che è il bene, il nostro bene, ciò che confluisce alla nostra felicità. Quando noi siamo persuasi così, cambiamo allora mentalità. La mentalità del peccatore dice: “Sto bene così” e dice ancora, “se sto bene non cambio” e non sa che questo è un procedere da insensato, non è questione di star bene fisicamente, sul momento, è questione di condurre le cose come devono essere condotte: nella verità e nella carità. Ecco perché noi dobbiamo cambiare mentalità, per abbandonare l’affetto al peccato e, abbandonando questa mentalità, capiamo quanto è buono il Signore che ci perdona, quanto è grande la sua misericordia e nella sua misericordia noi esultiamo proprio perché questa persuasione non nasce in noi, non fruttifica in noi ma è un dono di Spirito Santo, è una illuminazione dello Spirito Santo: “Manda un raggio della tua luce!” Ecco dobbiamo chiedere questo raggio: di capire la stoltezza del peccato, la gioia della sua misericordia per poterla dare ai fratelli. “Siate misericordiosi come il Padre vostro”. Una misericordia che allora, in noi porta dei frutti che passano ai fratelli. Chiediamo questo raggio di luce perché fare i peccati li facciamo con le nostre forze, ma rifiutare il peccato, rifiutarlo e giudicarlo pienamente negativo, è solo dallo Spirito Santo. Ed è Lui che invochiamo. La prima luce è la luce della vita e la vita sia solo nella sua misericordia, perché il peccato è morte e porta alla morte.

CODICE 80C2Q01341N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 03/03/1980
OCCASIONE Omelia, Lunedì II settimana Tempo di Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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