12/03/1979 - Omelia Lunedi II Quar

Sant’Ilario d’Enza, 12/03/1979
Omelia, Lunedì II Settimana Tempo Quaresima

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Dn 9,4-10; Lc 6,36-38

Il Signore è meravigliosa provvidenza e non guarda ai nostri peccati. La sua misericordia è senza limiti. Il senso della nostra vita è nell’eternità. E questa nostra vita vale in tanto in quanto ci prepara all’eternità. Diciamo: la relatività di questa esistenza. La nostra vita deve essere finalizzata. Non può essere a se stessa, per se stessa. È in quest’ordine che noi dobbiamo meditare la Parola del Signore: “Io voglio che si convertano e vivano. Non voglio la morte del peccatore”. È certo però che Iddio, misericordioso con i peccatori, va incontro alle nostre debolezze e noi non possiamo scusarci di essere troppo fiacchi per vivere secondo quanto Lui ci chiede. Lui ci viene incontro, ci viene incontro e ci sostiene, ma la nostra vita deve essere nell’ordine stesso della sua volontà. Lui perdona, ma il suo perdono raggiunge colui che si pente. La sua grazia raggiunge chi finalmente si apre. Non possiamo dire: “Confido nel Signore” e perseverare nei nostri peccati. La conversione nostra deve essere un fatto che noi quotidianamente perfezioniamo. Convertirci vuol dire fare norma del nostro agire quello che ci ha detto il Signore, la sua Parola, il suo comandamento. Fare norma cioè costituire la nostra vita non sulle nostre passioni, sulle nostre irragionevoli ed esagerate passioni. Noi dobbiamo costituire la nostra vita su una parola che ci viene data da chi è infinita sapienza ed infinito amore. Perché i comandamenti che ci ha dato Dio non sono un capriccio di Dio, non sono delle cose che Dio mette per vedere le nostre fronti piegarsi davanti a Lui. I suoi comandamenti sono parte di quella legge sapientissima con cui Lui regge l’universo, l’universo cosmico e l’universo morale. Sa bene il Signore quello che ci serve. Lo sa bene. E noi non possiamo dubitare. E noi non ci possiamo credere più sapienti e più abili di Lui. In fondo al peccato c’è sempre la tara dell’orgoglio, l’uomo che vuol giudicare, che vuol sapere più del Signore, l’uomo che vuol fare la sua giustizia. Ecco perché il Signore ci diceva nel testo del Vangelo che abbiamo letto: “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate”. Non facciamoci giustizia da noi, non facciamo norma della nostra vita il nostro criterio sbagliato. Confrontiamo la nostra coscienza con la legge di Dio. Una coscienza è valida quando è retta e quando è sicura. Ed è retta quando è in conformità piena alla legge eterna di Dio. I comandamenti devono essere quindi sommamente apprezzati. Dobbiamo pensare come l’uomo avrebbe felicità nei comandamenti. Se ci alzassimo una mattina e trovassimo che tutti gli uomini osservano i comandamenti di Dio, noi vedremmo come sarebbe la pace, come sarebbe il bene, come sarebbe l’aiuto per tutti. E possiamo anche immaginarci che una mattina tutti non osservassero tutti i comandamenti di Dio. E sarebbe la rovina totale. È in questa norma che allora dobbiamo prendere la regola per le nostre questioni di coscienza e per le relazioni che abbiamo con gli altri. Con gli altri bisogna essere buoni come ce lo indica Dio. Con gli altri bisogna essere comprensivi come il Signore ce lo sottolinea. E allora sarà la pienezza: “Date e vi sarà dato, una buona misura pigiata vi sarà versata nel grembo”. E allora capiamo come la giustizia di Dio si compie: “Come misurerete così sarete misurati voi”. Domandiamo al Signore di avere una coscienza limpida e retta, una coscienza che cerca il bene, che cerca tutto il bene, perché si rapporta sempre col comandamento di Dio.

CODICE 79CBQ01341N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 12/03/1979
OCCASIONE Omelia, Lunedì II Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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