Dn 9,4-10; Lc 6,36-38
I comandamenti del Signore, come diceva la Colletta, sono comandamenti di amore, cioè partono da Dio, che è amore, e non comanda delle cose che per amore e questi comandi devono essere realizzati da noi con amore, vivendo l’amore stesso che Dio ha portato all’umanità, per mezzo di Gesù, per mezzo della sua Chiesa.
Il cristiano deve essere pieno di carità e non deve mai deflettere da questo. Il cristiano è quanto più possibile vicino a Dio nell’ordine della carità: più ami più sei vicino a Dio, meno ami meno sei vicino a Dio. In questo sta la nostra incalcolabile ricchezza, quella ricchezza per cui il Signore dice: “Vi sarà data una buona misura, traboccante”(Lc 6, 38), perché chi corrisponde con amore al Signore l’amore lo riempirà di tutte le preziosità, di tutte le grazie che sa dare il buon Dio. Ecco perché chi sa collocarsi nell’amore non sbaglia, chi sa collocarsi nell’amore è fedele fino in fondo ed è nella gioia. È nella gioia, perché l’egoismo porta tristezza e porta rimorso e porta sgomento e quando ci lasciamo andare a delle forme di egoismo, che non vogliamo neanche ammettere come tali, ce ne accorgiamo però subito perché il nostro cuore è scontento.
“Date e vi sarà dato”: è la grande regola, la grande norma, la legge di questo campo, di questa grande forma di organismo soprannaturale. “Date e vi sarà dato”. Dare molto. La generosità deve essere il distintivo di un cristiano, la generosità sempre e con tutti. La nostra Quaresima di carità deve essere così realizzata in una generosità senza equivoci, senza possibili soste, senza sconfinamenti. Una generosità grande e bella, la generosità che parte dal cuore, che parte dal pensiero, perché tu non puoi amare chi disistimi: il primo amore è la stima che ogni uomo merita, la stima di essere creatura di Dio, di essere figlio di Dio, di avere in sé il sangue di Cristo, di avere un destino soprannaturale. Quando tu disprezzi il fratello nell’intimo del tuo cuore, tu disprezzi un membro di Cristo, tu disprezzi colui che è amato da Cristo, colui che forma oggetto di amore per la Madonna e per i santi. Non lo dice Gesù: “Si fa festa in cielo per ogni peccatore che si converte” (Lc 15, 7) ? E allora come possiamo disprezzare chi è ritenuto così degno da far fare festa a tutto il Paradiso? La stima, la scusa nel tuo cuore per i difetti del tuo prossimo, perché chi è infallibile? E non sai che forse tu sei in situazioni peggiori davanti a Dio? La scusa dei difetti deve riguardare sempre almeno le intenzioni. Interpretare in bene le azioni del prossimo, non giudicare, perché altrimenti risuonano le parole terribili di Gesù: “Voi sarete giudicati” (Mt 7, 1). Se andiamo davanti al Signore, al suo giudizio e non abbiamo giudicato, condannato nessuno, non saremo giudicati, ma se abbiamo condannato giudicando, quando compariremo davanti al Signore, saremo duramente condannati.
Una carità che va poi a quel beneficio che dobbiamo sempre dare a tutti: fare del bene perché il bene vale sempre. Ci sia riconoscenza o non ci sia, il bene vale sempre.
Fa' del bene, fanne molto. La tua vita sarà oltremodo ricca. Fa' del bene, anche a coloro che ti sono avversari. Fa' del bene. Il bene ha una grande potenza in sé, perché benedetto da Dio. E Dio che dai sassi può fare dei figli ad Abramo, nella sua onnipotenza prenderà quel bene che hai fatto, quel poco bene, quel povero bene, lo trasformerà in una grande cosa per il tempo e per l’eternità.
CODICE | 78BLQ01341N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 20/02/1978 |
OCCASIONE | Omelia, Lunedì II Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La carità |
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