Gen 49,2. 10; Mt 1,1-17.
Una lunga serie di nomi, né tutti santi né tutti eccezionali; uomini peccatori, uomini mediocri, uomini però che sono entrati in un piano di Dio. Quando Abramo verso il duemila avanti Cristo girava per la Palestina come un pastore e un nomade, quando Giacobbe dovette trasmigrare in Egitto, il piano di Dio era ben chiaro, era ben sicuro; quando il re Davide compiva le sue imprese guerriere, quando Salomone edificava il tempio, quando gli Ebrei furono deportati a Babilonia, sempre ubbidivano a un piano di Dio. La storia non è fatta di cose a caso. Dio come comanda alla natura comanda anche alla storia e la storia, anche quando vengono commessi grandi errori, è adoperata da Dio per i suoi progetti.
Noi dobbiamo fermamente credere alla Provvidenza di Dio, e prepararci al Natale vuol dire proprio ripetere la nostra confidenza e il nostro abbandono all’amore di Dio, quell’amore meraviglioso dal quale viene la nostra vita e al quale deve tendere tutto il nostro essere. E dobbiamo capire quella che è la sostanza di tutta la rivelazione e che si riduce proprio a questo: ad amare Dio sopra ogni cosa e amare il prossimo come noi stessi. Amare il prossimo, perché su di Lui c’è la misericordia di Dio; amare il prossimo perché il Signore si è voluto manifestare proprio così, nel fatto che tutti vedessimo negli altri la sua impronta di Creatore e il segno di Gesù Redentore. Ogni uomo è creatura di Dio, ogni uomo è il risultato di una ricerca di Cristo, ogni uomo costa tutto il sangue di Cristo. Noi non possiamo, di fronte al nostro prossimo, assumere delle arie di superiorità; noi dobbiamo, di fronte al nostro prossimo, sentire forte la voce di Gesù, quella voce che dice: “Come ho fatto io dovete fare anche voi. Io sono Signore e Maestro, mi chiamate così e dite bene, se io sono stato servo voi non dovete fare diverso” (cfr Gv 13, 13-15).
L’amore vero si traduce così in una stima grande, in un servizio, convinto che facendo le cose agli altri le facciamo al Signore. “Ogni qualvolta – è sempre la sua parola − ogni qualvolta avete fatto qualche cosa a un altro, anche a uno dei più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40). Sentiamo che la vocazione del cristiano è questa vocazione di un amore sincero, rispettoso, di un amore che travalica quelle che sono le miserie e i difetti, che pure tutti noi portiamo, un amore che va con forza oltre e si incontra sempre con Gesù, si incontra sempre con Lui e lo benefica e lo ama. L’amore si incontra con Lui che si fa indigente con gli indigenti, che si fa così povero coi poveri, umile con gli umili. Realizzare la vera carità, dunque, è realizzare l’umiltà, riconoscendo che l’incontro del Signore è sempre magnifico, perché ci prepara le parole della gloria e della benedizione: “Venite benedetti dal Padre mio a possedere il Regno, perché avevo fame e mi avete dato da mangiare” (Mt 25,34-35).
CODICE | 84NGN01312N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 17/12/1984 |
OCCASIONE | Omelia lunedì ferie di Avvento, Novena di Natale – III giorno |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La Provvidenza guida la storia; l’amore vero |
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