10/03/1980 - Omelia Lunedi III Quar

Sant’Ilario d’Enza, 10/03/1980
Omelia, Lunedì III settimana Tempo di Quaresima

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2Re 5,1-15; Lc 4,24-30

C’è la necessità di mettere a fuoco il problema della nostra anima,che è sostanzialmente un problema di essere con il Signore. Gesù nel Vangelo parla di un disegno di Dio, di una provvidenza di Dio, che non va secondo i nostri schemi normali, umani. C'erano molte vedove, c’erano molti lebbrosi: nessuno in Israele ebbe il miracolo, il miracolo è dato a un pagano. È Naam, un pagano che viene da lontano, l’unico che riceve il miracolo. Dice Gesù: per ricevere il miracolo, per avere una comunione intensa con Dio, non valgono le parole, le etichette, i formalismi; vale la fede e l’umiltà. È nella fede e nell’umiltà che si pongono delle condizioni assolutamente necessarie per avere da Dio la comunicazione. È solo allora che si possono ripetere le parole del salmo responsoriale: “Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza”. È dunque un ambiente di preghiera, una preghiera intesa nel suo significato più profondo: il bisogno di Dio, il bisogno del suo intervento, il bisogno della sua presenza che dona: “Come la cerva anela ai corsi delle acque, così l’anima mia anela a Te mio Dio”. Ecco, per pregare bene, dobbiamo restare in un sentimento continuo e profondo. La preghiera, è superfluo dire, che non è un dir su, non è un dare a Dio. La preghiera è quello stato in cui l’anima si rende disponibile a Dio. Signore, vieni e colma, Signore, vieni e sazia la mia sete, manda la tua verità e la tua luce, perché siano esse a guidarmi La preghiera è allora nell’ordine preciso di una luce, la luce del cuore, quella luce che ci proviene dallo Spirito Santo. È Lui che ci educa alla preghiera costruendo nel nostro cuore quella fede e quell’umiltà, quel desiderio che Lui poi meravigliosamente colma. Troppo spesso noi abbiamo della preghiera un’idea sbagliata: crediamo che sia attraverso il nostro attivismo che riusciamo a fare tutto. La preghiera è piuttosto uno scavare in noi, uno scavare, un buttar via tutte quelle cose dannose o superflue, perché il Signore mandi la sua verità. Perché all’altare di Dio si può ben ripetere la parola: “Dio è la nostra gioia, Dio è il nostro giubilo”, come soggiunge il salmo. Ecco allora che stasera dobbiamo rivedere la nostra preghiera. Quando noi diciamo che la preghiera deve essere ascolto, vogliamo precisamente dire che dobbiamo creare in noi quei sentimenti di desiderio profondo, di consapevolezza del nostro niente, quel bisogno di Dio e della sua grazia che sono le condizioni che Lui vuole, che Lui assolutamente esige. I Nazaretani non hanno ricevuto nulla, perché erano pieni di orgoglio e di pretese, mancavano sostanzialmente di fede e di umiltà. Ecco allora vorremo rivedere le nostre posizioni e fare una preghiera vera, una preghiera di accoglienza e di ascolto.

CODICE 80C9Q01342N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 10/03/1980
OCCASIONE Omelia, Lunedì III settimana Tempo di Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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