2Re 5,1-15; Lc 4,24-30
È la fede che è sempre da domandare, perché senza fede è impossibile piacere a Dio. È la fede, e Il giusto vive di fede. Il cristiano illuminato dalla fede percorre con serenità il cammino della vita. Abbiamo sentito Gesù rimproverare ai Nazaretani la loro mancanza di fede. Gesù diceva a loro: non capite che vi manca l’essenziale per cui è possibile anche il miracolo? Furono pieni di sdegno, si levarono, lo cacciarono fuori, ma l’indicazione era l’indicazione della salvezza. Gesù diceva che bisogna aver fede, sempre tanta fede, la fede delle anime semplici e delle anime che sanno abbandonarsi al volere di Dio. Ed è un pagano che porta come nostro esempio: Naaman il Siro. Vorrei che stasera il nostro confronto con la Parola di Dio fosse proprio su questo punto, non solo come individui ma come comunità, perché una comunità cristiana è per definizione una comunità di fede. È una comunità, allora, che apprezza i doni di Dio, le meraviglie di Dio, quelle meraviglie che Lui ha sparso così abbondantemente nella Storia della salvezza, quelle grazie preziose che diffonde sempre tra noi.
Noi oggi ricordiamo semplicemente tre anni fa, quando il Signore ha dato alla nostra comunità una grande grazia: la grazia di sette diaconi. Questo vale tanto, questo è stato un segno del Suo amore, particolarmente del Suo amore misericordioso, perché si china sui poveri e sui bisognosi e dà quanto i poveri e i bisognosi non si meritano e non sognano nemmeno. Ora la nostra comunità deve vedere come ha saputo approfittare di questa grazia, di questo dono. Quanto la nostra comunità, nella fede e per la fede, ha saputo corrispondere alla grazia del Signore, perché il Signore ha parlato severamente di quelli che non sanno approfittare della grazia. Vi ricordate una parabola: “Sono tre anni - dice il padrone - che vengo a cercare frutti da questa pianta”, e le parole che seguono: “Tagliatela. Perché ingombra il terreno?”. Dobbiamo essere responsabili delle grazie di Dio per noi e per gli altri, perché la Chiesa è posta per tutti gli uomini e la sua missione è portare il Vangelo. Dobbiamo interrogarci allora per sapere fare meglio, sapere far di più, per raccogliere energie e indirizzarle dove il Signore vuole. Allora ripeteremo con verità quello che il salmo responsoriale ci ha suggerito: “Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza”. Attingeremo con il cuore dilatato, con gioia, perché il dono di Dio va apprezzato, a tutte le sorgenti: la Sua Parola, l’Eucarestia, la Sua Chiesa, e così potremo portare veramente quel frutto che Lui aspetta da tutti noi singolarmente, da noi insieme. Ripetiamo allora con vero animo: “Spero nel Signore, spero nella Sua Parola, perché grande è la Sua misericordia”.
CODICE | 81COQ013 |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 23/03/1981 |
OCCASIONE | Omelia, Lunedì III settimana Quaresima - III° anniversario diaconi |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Vivere nella fede i doni di Dio |
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