2 Sam 15, 13-14. 30, 16, 5-13; Mc 5, 1-20.
Siamo riuniti in preghiera per invocare dal Signore sugli educatori la sua protezione, la sua luce, la sua forza, invocare queste grazie per i meriti di un sommo educatore quale è stato don Bosco.
Educare che cosa vuol dire? Vuol dire aiutare la generazione che cresce a crescere bene, a formarsi le idee, a darsi una volontà, ad affermare, allora, la propria personalità secondo le norme della retta ragione, secondo le norme del santo Vangelo. Noi non possiamo formare bene l’uomo se non nella grazia, nella misericordia di Dio e seguendo Gesù, ricopiando Gesù, intagliando nella nostra anima questo modello meraviglioso. È Gesù che deve essere Colui che ispira tutti i nostri gesti, i nostri interventi, le nostre correzioni. È Gesù, Gesù che − l’abbiamo visto anche dalla pagina del Vangelo che è stata letta − è Colui che ha compassione, è Colui che vuole costruire libero l’uomo, forte, sereno. Gesù è il meraviglioso Salvatore di tutto l’uomo. Non è possibile fare un lavoro proficuo e grande se non in Lui e con Lui.
Quanta fiducia dobbiamo avere! Guardare a Gesù, prendere da Gesù, plasmarci su Gesù, sulla sua luce: Gesù spiega tutti i problemi della vita dell’uomo, con Gesù perché la sua forza è meravigliosamente presente. Gesù non manda a una missione senza essere vicino, senza condividere, senza giorno per giorno donare la sua benedizione e il suo sorriso. Chi va a educare vada in suo nome, vada conscio che il Signore non lascia mai uno da solo, mai. Sono tanti i problemi, sono tante le difficoltà, alle volte il compito di educare appare molto ingrato e molto difficile. Ecco, “Io vi mando” dice il Signore (cfr Mt 10,16; Lc 10, 3). Ci manda: “Io vi mando”.
Ci manda sapendo le difficoltà, sapendo le incertezze, sapendo pure i nostri limiti, sapendo pure le nostre debolezze. Il Signore ci manda. Il Signore ci manda perché ci vuole bene ed è grande il merito nostro, ed è grande la nostra dignità. Ci manda con la sicurezza che, agendo in suo nome, nessuna nostra opera cadrà invano, perché ciò che è fatto per Lui non resta senza benedizione, non resta senza un sostanziale frutto. La confidenza allora, l’abbandono, l’umiltà, la preghiera devono essere le qualità che cerchiamo, le qualità che costruiamo per poter essere all’altezza del nostro compito, per poter essere così disponibili alla sua meravigliosa missione.
Sentiamo allora che don Bosco per noi è un santo che intercede, che guida, un santo che ha esperimentato in una vita travagliatissima tutti gli enormi problemi che comporta l’educazione. San Giovanni Bosco davanti a Dio ci ottenga forza, serenità, umiltà, disponibilità ad essere sempre non portatori di noi stessi, ma portatori della verità, portatori di Dio con discrezione e con generosità.
CODICE | 84AVO01333N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 30/01/1984 |
OCCASIONE | Omelia, Lunedì IV settimana Tempo Ordinario − Vigilia della memoria di san Giovanni Bosco |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La missione dell’educatore: educare l’uomo nella grazia |
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