26/03/1979 - Omelia Lunedi IV Quar

Sant’Ilario d’Enza, 26/03/1979
Omelia, Lunedì IV Settimana Tempo Quaresima

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Is 65,17-21; Gv 4,43-54

“Va'. Tuo figlio vive”. È la realtà che nasce sempre da un incontro con Gesù. Quando si incontra Gesù si vive. Se non si incontra Lui la vita sembra una morte e l’agitarsi sembra un’agonia. È solo in Gesù che noi abbiamo la vita vera, quella vita che non viene meno, quella vita che non conosce tramonto proprio perché in Lui tutto si innalza e si eternizza. Dobbiamo pensare bene cosa vuol dire vivere, perché ci illudiamo alle volte proprio sulla qualità della vita e pensiamo come poter vivere meglio e invece è una cosa pietosa, è una povertà totale. Viviamo bene quando viviamo secondo quello che siamo. Ora nel battesimo noi siamo divenuti figli di Dio. È da figli di Dio dunque tutta la nostra esistenza, tutto deve essere informato da quella partecipazione che Dio ci dà di se stesso che noi chiamiamo grazia. Ma, pensiamo bene, la grazia non è una cosa che è in noi. La grazia è la vita divina che penetra in noi. È la vita divina che ci trasforma. È la vita divina che vuole dirigere la nostra mente: ci dà le idee, che vuole dirigere la nostra volontà: ci dà la forza. Tutta la nostra esistenza allora diventa divinizzata. Ed è per questo che dobbiamo restare veramente stupiti, meravigliati, entusiasti. Questa ricchezza divina che è sparsa in noi. Questa ricchezza divina che ci assorbe. Questa ricchezza divina che dà al nostro pensiero il pensiero stesso di Dio, che dà alla nostra speranza l’accesso sicuro al Padre. Ecco perché non possiamo vivere come gli animali: d’istinto. Ecco perché non possiamo vivere come i pagani, i pagani retti che vivevano di ragione. Noi dobbiamo vivere al di sopra dell’istinto e della pura ragione. Dobbiamo vivere nella fede e nella grazia. E ci dobbiamo chiedere come custodiamo in noi questo tesoro della vita divina, come lo alimentiamo, come ci preoccupiamo che cresca. Se valutiamo bene che vale di più il minimo grado di grazia che non tutti i tesori dell’universo. Val più un grado di grazia che tutte le conquiste umane della civiltà e della tecnica, che la nostra vita è posta nel divino e di divino si deve alimentare e nel divino deve crescere. Quanta sublimità ci ha rivelato Gesù! Quanto dono della sua Passione e del suo Sangue! E quanta indifferenza da parte nostra, quanta superficialità! Sì, a livello di notizia lo sappiamo cos’è la grazia, che abbiamo la grazia, quando non c’è il peccato mortale, ma poi resta così come una cognizione e basta. Non resta un elemento che informa tutti i nostri desideri, tutta la nostra aspirazione, che dà spinta a tutto il nostro sforzo. “Vive tuo figlio”. Oh, potessimo proprio dire così ognuno di noi! E diventare come dice la prima lettura “la gioia di Dio”. Tutti insieme formiamo la Gerusalemme del Signore cioè la città santa: “Farò di Gerusalemme una gioia, del suo popolo un gaudio”. Ecco, essere la gioia di Dio, essere nella Chiesa elemento di gioia, di vita, di crescita, di amore. È questo quello che la meditazione ci suggerisce.

CODICE 79CRQ01343N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 26/03/1979
OCCASIONE Omelia, Lunedì IV Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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