Is 65,17-21; Gv 4,43-54
“Se non vedete segni e prodigi, voi non credete” (Gv 4, 48).
Il problema della crescita della nostra fede, perché è la fede che apre i tesori di Dio. Noi prendiamo poco, noi testimoniamo poco, noi realizziamo ancor meno per la pochezza della nostra fede. Se c’è una cosa che frequentemente dobbiamo rimproverarci, sta proprio qui. Sta proprio qui, perché noi restiamo davanti all’Eucarestia con un’indifferenza somma, quasi non fossimo davanti al nostro Signore, al nostro Dio, al nostro Gesù risorto. Siamo freddi, indifferenti come di fronte a un’immagine.
Noi abbiamo poca fede nella Parola di Dio e la consideriamo al livello delle altre parole buone degli uomini e la Parola di Dio così non penetra in noi, resta fuori di noi e i prodigi, che sa fare e vuole fare, non avvengono in noi.
Noi abbiamo poca fede nell’abitazione dello Spirito Santo in noi, quando sappiamo che abita nel cuore di ogni uomo che ha buttato via il peccato. Abita nel cuore ed è guida per l’uomo, è santificazione, è gioia.
Noi purtroppo viviamo come non fossimo inseriti nel mistero, come il nostro rapporto con la Trinità fosse solo una cosa scritta, non una cosa tradotta, vera, e perciò agiamo umanamente, agiamo istintivamente come non deve agire un cristiano.
È per questa mancanza di fede che noi allora siamo dei cattivi portatori, perché come possiamo trasmettere il messaggio se non lo abbiamo vivo e operante in noi? Come ai lontani noi possiamo dire: - Guarda in alto, riconosci la stoltezza della tua vita, riconosci il niente di un’esistenza condotta così - quando la fede in noi è languida, il lucignolo sembra spegnersi ad ogni soffio di vento?
Il problema dei lontani lo dobbiamo sentire come un problema della nostra fede, della vitalità della nostra fede. Se il mondo è lontano da Cristo, l’inciampo è stato nel cristiano, perché i cristiani hanno avuto poca fede, perché i cristiani non hanno creduto con tutte le forze e con tutto il cuore, perché hanno distaccato dalla fede la loro vita e, pur dicendo di credere, la loro vita li smentiva. Evidentemente anche quella che ritenevano una fede del cuore era ben poca cosa, forse non c’era nemmeno.
Ecco allora il problema di accrescere la nostra fede mediante la meditazione, mediante la preghiera, mediante la ricerca continua del Signore. Ognuno di noi deve cercarlo con cuore retto e con un cuore completamente dato. Avete sentito quel funzionario del re: ha cercato Gesù, lo ha cercato insistentemente, lo ha pregato senza desistere al primo rifiuto e ha ottenuto.
Ecco quello che ci resta da fare. Impariamo da quest’uomo come si fa a relazionare con Gesù sul piano della fede, come si fa per ottenere al mondo la vera redenzione.
CODICE | 78C5Q01343N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 06/03/1978 |
OCCASIONE | Omelia, Lunedì IV Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Accrescere la nostra fede |
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