Dn 13,1-9. 15-17. 19-30. 33-62; Gv 8,1-11
“Non peccare più”. La virtù della purezza è la virtù dell’amore, dell’amore vero, di quella stima che il Signore vuole che abbiamo di noi stessi e degli altri. Si tratta proprio di stima, perché il Signore ha fatto l’uomo come il capolavoro delle Sue opere: ha unito il corpo all’anima perché formassero un’unità armonica, un’unità che confluisse nella legge della vita e dell’amore.
Purezza è riconoscere questa nostra dignità, questa nostra grandezza, questa finalità che Dio ha posto nella Sua creazione. E Gesù, mediante il Suo mistero pasquale, ci ha ottenuto lo Spirito Santo che abita nel nostro cuore, che rende l’uomo santo nell’anima e nel corpo.
Noi per il Battesimo possediamo lo Spirito e siamo consacrati da Lui e la nostra dignità si accresce in un modo prodigioso. È tutto Dio in noi e per noi. Ecco perché alla base della purezza sta una stima nell’ordine naturale e nell’ordine soprannaturale, una stima che confluisce meravigliosamente in un’armonia di amore, in un’armonia di grazia. E allora lo sforzo dell’uomo per essere puro, in fondo dice lo sforzo per restare quale Dio lo vuole, quale lo Spirito lo esige. Essere puri vuol dire saper vincere le forze che contrastano, la materialità che urge, i cattivi esempi che sono attorno a noi, vincere il mondo così sfacciato e così sporco e così insulso.
Tenere alto il nostro cuore e sentire che non possiamo essere veri amici di Dio se non con un’anima e un corpo puro, che non possiamo adempiere il nostro dovere se il cuore diventa bacato, che, ancora meno, possiamo dare testimonianza e possiamo portare il Vangelo se la nostra vita non è limpida e retta. Ed è la grazia che vogliamo chiedere stasera: “Signore…”, “Non peccare più”. Tenere il cuore sereno e santo, ognuno secondo il proprio stato: chi è sposato nella santità del proprio matrimonio, chi non è sposato nella rettitudine della propria vita che si prepara al domani. È tutto qui. È tutto in questa sublime aspirazione alle cose belle, alle cose grandi, è qui, dove si apprende la legge della carità, perché il rispetto degli altri è necessario per ogni manifestazione di carità.
Ecco allora che la purezza la invochiamo come l’atmosfera adatta per piacere a Dio e per progredire nella Legge del Signore, in tutti i momenti. La purezza è allora una legge per permettere alla vita di sgorgare e di produrre i frutti più belli.
CODICE | 81D5Q013 |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 06/04/1981 |
OCCASIONE | Omelia, Lunedì V settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La virtù della purezza |
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